“Se una radio è libera ma libera veramente piace anche di più perché libera la mente” cantava Finardi nel 1976. Era il lato B del 45 giri di Musica Ribelle. Cominciò tutto con una sentenza del 1974 da parte della Corte Costituzionale che mise fine al monopolio RAI. La sentenza riguardava una televisione via cavo che trasmetteva da Biella e che la Rai fa chiudere per violazione del monopolio. La sentenza della Corte invece dice che se una TV trasmette via cavo non occupa frequenze e non interferisce con le frequenze della radio e della TV nazionale. E' una sentenza che apre un varco incredibile perchè nell'FM la gittata del segnale non supera i cento chilometri per cui sulla stessa frequenza possono stare diverse radio basta che siano distanti tra loro. Si aprono radio libere su tutto il territorio nazionale senza disturbare il servizio pubblico. Si crea un nuovo mondo ed una economia indotta, si aprono negozi che vendono trasmettitori, antenne radio e TV, mixer, giradischi, amplificatori per sterei. Intorno alle radio si ritrovano tanti giovani anche di opinioni diverse ma che pensano la stessa cosa e tutti interessati a fare la radio. Radio che aprono i microfoni e fanno parlare tutti. E' rimasta nel nostro immaginario la scena nel film Ecce Bombo di Moretti, dove ogni sera un tunisino telefona e racconta le sue ansie. Nel 1976 in Italia si contano almeno duemila radio sparse su tutto il territorio nazionale. Erano aperte a tutti coloro che non avevano mai avuto voce e che volevano parlare, alcune radio passavano le telefonate in diretta senza filtri per cui a volte si sentivano anche bestemmie e parolacce. Ognuno parlava con la sua voce, inflessioni dialettali, accenti stranieri, difetti di pronuncia e dizione approssimativa, andava tutto in diretta, il pubblico ed il privato, il politico ed il contingente, spesso venivano usate per mandare messaggi privati, non c'era watsapp. Erano luoghi di condivisione di vite, passavano i tipi più strani anche gente occasionale o di passaggio, gente in viaggio che poi non incontravi più. Era una esperienza ed una crescita che ha coinvolto tantissimi giovani che hanno vissuto le stesse sensazioni ed emozioni anche se distanti tra loro. Nel paese dove abito abbiamo messo su Radio Babele, in alcuni locali all'ultimo piano di uno stabile con una bella terrazza sui tetti del paese dove la sera si andava a prendere il fresco, ad ascoltare la musica che si trasmetteva, bere una birra in compagnia e fumare. Che bella musica, tutta quella che non andava in onda sulla RAI. Avevamo una fissa per la west coast e per gruppi all'epoca sconosciuti, gli Alman Brothers, i Quickville Messenger Service, il jazz nelle notti fumose come se fossimo al Village di New York o per le strade di San Francisco o New Orleans. Ma anche canzoni di lotta. Pino Masi, Gianfranco Manfredi, Contessa, Morti di Reggio Emilia, gli Stormi Six con la loro Stalingrado, Claudio Lolli, Storia di un impiegato di DeAndrè e tanti altri. Chi ha vissuto questa esperienza ha mille aneddoti da raccontare che ora a distanza di tanti anni assumono l'aura della leggenda. Eravamo zingari felici. E così è stato anche per Radio Vulture che quest'anno festeggia i 50 anni di attività, è una delle radio più longeve che ci sono in Italia. Tante hanno chiuso con la fine del movimento del '77, quando è cominciata la fine di tutto, perchè le radio erano soprattutto luoghi di aggregazione, come si dice ora, si parlava, si litigava, si cresceva insieme. Radio Alice era la più famosa di tutte, a Bologna in Via del Pratello nr 41. Ci sono stato nell'estate del '77, Bologna era diventato il centro del Movimento, l'aria che si respirava era di assoluta libertà, in una libreria di compagni ho preso una quarantina di copie di A/traverso da portare giu in Calabria. Alice è il Diavolo, Alice è oscena titola il Resto del Carlino e diventa subito il nuovo slogan situazionista e dada Alice è o/scena, outscena, fuori della scena. Alice è bellissima come tutte le radio militanti. E' stata la radio del Movimento durante gli scontri dopo l'assassinio di Francesco Lorusso. Tra i fondatori c'erano molti intellettuali bolognesi tra cui Bifo, Umberto Eco e Maurizio Torrealta. Ha iniziato a trasmettere nel febbraio del 1976 con The Star-Spangled Banner, suonata da Jimi Hendrix a Woodstock. La sera del 12 marzo del 1976 verso le 11 di sera arrivano i poliziotti in assetto di guerra ed i compagni all'interno di Alice non aprono la porta aspettando l'arrivo degli avvocati, memori della strage di Via Fracchia a Genova, si aveva paura di esecuzioni sommarie. Famosa è la diretta quando la polizia sfonda la porta ed entrano con Valerio Minnella che continua a parlare al microfono “ sono entrati, sono entrati, siamo con le mani in alto, ecco ci strappano il microfono”. Esiste ancora il nastro su radioalice.org Non esito a dire che è un documento sonoro dei più importanti della fine del Novecento. Essenzialmente la nascita delle radio libere in Italia va di pari passo alla nascita del movimento studentesco nel '77, dopo la repressione del marzo si arriva al convegno dei centomila a Bologna, a settembre, voluto da Alice a cui ha partecipato il filosofo Guattari. Su Lotta Continua appare il Manifesto contro la repressione firmato anche da Jean Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Michel Foucault, Gilles Deleuze e Guattari. Purtroppo il convegno nonostante la grande partecipazione di giovani confluiti a Bologna da tutta l'Italia e anche da paesi europei segna la chiusura di quelle prospettive e potenzialità creative che si erano aperte a marzo, nelle intenzioni doveva essere un'apertura verso le controculture europee e verso un futuro da scoprire insieme, mentre nelle stradine e nei vicoli del centro migliaia di ragazzi si aprivano collettivamente all'epoca che cambiava , nel chiuso del palasport seimila burocrati si ritrovano per far riemergere un leninismo nei comportamenti e nella teoria per programmare la trasformazione del movimento autonomo in soggettività antagonista organizzata.
Era importante invece salvare il patrimonio di sperimentazione autonoma che il movimento aveva sperimentato nella comunicazione, nell'arte e nelle forme di vita urbana.
Il 1978 rappresenta l'anno di svolta, l'incazzatura del movimento scema e cominciano gli anni di piombo con la perdita dell'innocenza. Le ferite non si cicatrizzano più, cominciano i necrologi su Lotta Continua, i compagni diventano tossici, ci si rinchiude in casa e comincia il riflusso, inizia l'aspra stagione dove la violenza raggiunge il massimo. L'Italia entra negli anni '80 ed il momento simbolico è rappresentato dai festeggiamenti di massa per la vittoria della Nazionale di calcio ai mondiali di Spagna. Nasce il nazional popolare ed Alice cessa le sue trasmissioni. Come tante altre radio in Italia. Ora non so di Radio Vulture poiché non c'ero, ma le esperienze sono state uguali a quelle di numerose altre radio con le normali differenze che derivano dal luogo, dalle persone e da effetti contingenti. Radio Vulture assume un'importanza notevole, per il paese, per le istituzioni e per la produzione culturale, continua nella sua opera grazie alla passione, alla coerenza e al coraggio dei suoi fondatori che portano avanti la storia di questa radio senza avere alcun tornaconto economico. E' ammirevole lo spirito di servizio e la spontaneità con cui la portano avanti.
Radio Vulture è molto importante sia per Rionero che per tutto il comprensorio del Vulture, è una voce aperta a tutti coloro che hanno qualcosa da dire, che vogliono portare avanti istanze, parlare di progetti e sviluppare idee. Dovrebbe essere tenuta in grande considerazioni specialmente dalle istituzioni pubbliche poiché non esiste un paese, nel Sud, che ha una eccellenza così. Produce e propone cultura in tempi dove ormai il dibattito è azzerato ed ognuno si preoccupa solo di coltivare il proprio orticello senza confrontarsi, senza analizzare quello che succede con spirito critico. E' diventata una sorta di comunità in movimento che celebra la sua liturgia nelle trasmissioni e nel foglio che da qualche anno pubblica, Affiches. E' pura avant-garde contemporanea, culturale, sociale e politica sempre al passo dei tempi. Pazzi visionari e creativi, sensibili artisti aperti alle sfide del tempo. Quest'anno ricorrrono i 50 anni dalla sua fondazione che saranno ricordati con una serie di eventi ed una mostra che ripercorre attraverso foto ed altro la storia di tantissimi ragazzi che hanno partecipato a questa esperienza, la storia di questi ragazzi è la storia di Rionero a cui hanno dato lustro e che bisogna raccontare per non dimenticare. Va dato merito e riconoscenza a quanti hanno creduto e portato avanti questo progetto che nel corso degli anni si è rivelato essere un continuo atto d'amore verso la propria terra.
Pubblicato su Affiches, gugno 2025