mercoledì 15 novembre 2017

Nodi

 
GUARDO UN INSETTO MUOVERSI NATURALMENTE…LO OSSERVO ATTENTAMENTE PER UN BEL PO’, PENSANDO SE UCCIDERLO O LASCIARLO VIVERE…INTANTO IL SUO MOVIMENTO CONTINUA A ESSERE NATURALE…APPENA PENSO DI UCCIDERLO, L’INSETTO INIZIA LA SUA AZIONE DI SOPRAVVIVENZA, TROVANDO LA SOLUZIONE MIGLIORE PER LA SUA TUTELA


MI INTERESSA SAPERE QUANTO TEMPO RIESCO A TRATTENERE IL RESPIRO…QUANTA FORZA HO NEL MIO CORPO PER IMPEDIRNE LO SCHIACCIAMENTO…QUANTIFICARE L’ENERGIA NELLE GAMBE PER ALLONTANARMI DA POSSIBILI PERICOLI…TUTTO E’ INUTILE, PERCHE’ “L’ALTRO” DECIDE OGNI ANNULLAMENTO DELLE MIE RESISTENZE

PRIMA CHE INIZI L’ATTO SESSUALE PENSO DI AVERE L’OPPORTUNITA’ DI SFIORARE L’ALTRA ANIMA…ESPLORANDO OGNI CAVITA’, CERCO LO SCRIGNO CHE LA CUSTODISCE…IL SOPRAGGIUNGERE DELL’ORGASMO ANNULLA OGNI PROPOSITO SUBLIMINALE



SE MI TAGLIO LE UNGHIE O MI AMPUTANO UNA GAMBA CONTINUO AD AVERE L’INTEREZZA DI ME NEL MIO PENSARE…QUANDO DORMO SOGNO, SENZA CHE IL CORPO NE SIA COINVOLTO NEI MOVIMENTI…NELLA MORTE IL CORPO E IL PENSARE NON SI COMBINANO PIU’
con gratitudine a NODI di R.D. LAING
                                                                                                              Tommaso Cosco


Foto di T.Cosco

Lo faccio
Mi sazia guardare attraverso
queste fessure così morbide
da sembrare comode?
E tu, che mi temi in pericolo,
non vorresti vedermi esplodere
e, dopo lo spruzzo di raggi, restare in alto
come un pianeta liberato da un'orbita invidiosa?
Ma è troppo difficile far sentire davvero
la botta delle cascate,
il profumo del cielo di cotone,
la festa che accende il plesso solare.
Però non ho scelta.
Allora lo faccio,
camminando lungo il mio sfinimento,
voltando le spalle
ai sapienti seccati dall'odio.
                                        di Dario Buccino

lunedì 6 novembre 2017

Inviti superflui




“Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d'estate o d'autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare - ti prometto - gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all'amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo e donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.
Ma tu - adesso ci penso - sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me.
Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso tra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.”

Sessanta racconti, Dino Buzzati

mercoledì 1 novembre 2017

Zibaldone




Noi.
 
lo stelo sostiene la sua famiglia senza staccarsi dal grembo materno


una farfalla si poggia sulle riflessioni di un orso in attesa del letargo


nella notte il soffio del vento culla un filo d'erba perchè si addormenti


sotto la zampa di un leone in riposo una formica è impedita del suo andirivieni in libertà


mai un amico ospite nella casa del ragno


un petalo lascia la sua famiglia per poter volare e posarsi sulla terra


nello stesso istante milioni di gocce di pioggia sfrecciano per disperdersi nel buio della terra


una tartaruga in letargo non ascolta il ragliare dell'asino


una nonna riposa nel cimitero senza più sentire l'intenso profumo di un fiore lontano dal prato


il sole e la pioggia tutelano la crescita di un filo d'erba in attesa dei genitori mai conosciuti


 

l'intonazione del gallo ritrovata nel tuorlo dell'uovo

 

un fiocco di neve sulla lingua di una gioiosa bimba africana





Agli amici

UN RAGGIO DI SOLE ILLUMINA E RISCALDA L'INGRESSO DI UNA GROTTA SENZA NESSUN ORSO CHE LA ABITI


UNA POLARE CORRENTE MARINA IMPEDISCE AD UN PESCE DI ADDORMENTARSI



UN FILO D'ERBA APPENA NATO E' IN TREPIDA ATTESA DEL CALORE DEL SOLE E DELL'ACQUA PIOVANA PER DIVENTARE ADULTO



UNA PURA ENERGIA PRIMORDIALE SFIORA UNA FANCIULLA AFRICANA NEL SUO PERCEPIRE A PIEDI NUDI

 Tommaso Cosco





lunedì 23 ottobre 2017

Arcipelago




Isole instabili percosse dal vento,
nel respiro di ansie trattenute appena
nell'eterno presente consumato in giochi di ruolo,
nell'attesa di un momento di festa.
Parole stanche di voce sorda e gesti esausti,
ancorché protesi ad invocare compassione,
guadagnata ed estorta nel segno di una precaria appartenenza
a persone inopportune.
Occhi lacrimosi.
L'estasi è solo una droga e Santa Teresa neanche più una santa.
Rughe inespressive e sorrisi fatui,
abbandoni improvvisi e momentanei vissuti in una stanza
avvolta dai rumori che salgono dalla strada.
Isole instabili
nonostante le carezze della risacca.



 
Foto di ML













 

martedì 26 settembre 2017

Noi non siamo così




L'idea è positiva, radiosa, piena di fiducia, di speranza, di entusiasmo.
L'esatto contrario del presente che si vive, che ci vuole costringere in spazi di disperazione, di disagio, di povertà, di isolamento, di confusione, di paura.
vdb23 / nulla è andato perso è per chi crede nella trasformazione, per chi è affascinato dalle sorprese che può rivelare lo sviluppo del potenziale umano, dall'ignoto al noto, dall'insostenibile al sostenibile, dalle ipotesi alle applicazioni, dalla speranza alla vita. Ed è per chi non si è arreso, per chi difende visioni ideali, per chi è vivo nella mente e nell'intelligenza, per chi vuole stare meglio e vuole esprimersi per cominciare a farlo. vdb23 celebra il valore dell'incontro, della nobiltà d'animo, della voglia di sapere, della generosità, del Bello nelle arti, nel pensiero, nella natura, negli umani.
Vogliamo abitare dove un aroma può commuovere, una musica salvare la vita, un gusto travolgere, una buona notizia esaltare, dove la volgarità di certo "presente" non è sotterrata nello sdegno ma cestinata in un sorriso.
Noi non siamo così, non vogliamo esserlo nè vogliamo consentire che ci costringano a diventarlo.
Non è più tempo di denuncia e critica; è tempo di proposta, di intelligenza creativa, di innovazione visionaria.
                                                                                                           Claudio Rocchi





vdb23 / nulla è andato perso è un progetto musicale messo su da Claudio Rocchi e Gianni Maroccolo, culminato in un tour nel 2016 ed in un triplo vinile nel 2017 che ha coinvolto come interpreti e ospiti molti musicisti italiani.
Le parole di Claudio Rocchi riportate in copertina mi suonano profetiche e familiari facendomi pensare ad un mio personale vdb23 / nulla è andato perso.
E voi? Avete un vostro personale vdb23?




 

giovedì 24 agosto 2017

terra desolata



Foto di ML




Desolate terre del mio cuore.

L'incessante e  assordante frastuono delle cicale fa da bordone al rumore dei nostri passi.
I cenni di saluto degli anziani che vanno verso casa con movenze stanche rappresentano le rimanenti difese di una memoria rasa. Sui loro volti i segni di vite di paese.
Muri scrostati ed infissi divelti dall'incuria dell'uomo e dall'inevitabile trascorrere  del tempo tenuti insieme da catene e catenacci quasi a voler salvaguardare nonostante tutto segni di un abitare passato.

Mi sembra di vederlo, ora, mentre scende la 'mpitrata con fare disinvolto e leggero, le mani nelle tasche dell'impermeabile svolazzante ed il sorriso ingenuo di chi torna a casa. Sguardo diritto davanti a se.
 " o tu che passi per questa via, alza gli occhi e saluta Maria "
Chissà quante volte avrà percorso in discesa e salita quell'acciottolato che i piedi sapevano dove posarsi senza timore di incespicare e cadere.
A metà strada, sulla destra c'era la casa della sorella prediletta che si annunciava già all'inizio della discesa dall'intenso odore dei gelsomini che spuntavano in alto dal muro del cortile, quasi all'entrata del cancello. Era la sua unica fermata.

Desolata terra del mio cuore.

Borgo concettuale di contenuti fantasma popolato da una comunità che senza farlo a vedere non si fida. La piazza ne sopporta ancora i boriosi passi, stanca e vogliosa di sprofondare per mettere fine alla commedia.
Occhi che si scrutano in silenzio e lingue mute.
Finalmente incurante di una ormai disinteressata identità mi travolge un ineluttabile senso di abbandono che preclude l'oblio.



domenica 13 agosto 2017

RIDDA di Alessandra Mr D'Agostino




 
ridda
rìd·da/
sostantivo femminile
  1. 1.
Antico ballo, con persone che giravano in tondo tenendosi per mano e cantando.
  1. 2.
fig.
Movimento vorticoso, disordinato, convulso che frastorna o stordisce.
"una r. di pensieri"
Devo ammettere la mia sorpresa alla telefonata di Alessandra poiché non ci si sentiva da un po' di tempo, benché seguissi sul web le sue innumerevoli attività. Devo ammettere anche il mio sentirmi confuso alla sua proposta di scrivere qualcosa che accompagnasse il suo lavoro, dalle sue parole prima e dalla lettura di Ridda dopo ho compreso che il suo libro parlava anche di me.
Guardo la pagina bianca, chiudo gli occhi per riordinare le idee. Ed allora la cosa più onesta e corretta, mi sembra, parlando di Ridda, di farsi prendere da questo vorticoso flusso dando libero sfogo ai pensieri che affollano la mia mente.
Nel vano tentativo di sottrarsi ad un anonimo passaggio, nel tenersi al riparo si arriva a dei punti nodali, come ad un bivio da cui può dipendere la propria vita e quella degli altri. Come per i due protagonisti del romanzo. L'istinto della fuga viene fermato da una violenta deflagrazione che ti spinge a terra inebetito, con il respiro sospeso, in apnea.
Nulla dura per sempre. Sempre allo stesso modo. Neanche nelle fiabe. Dell’avvertire ciò che può avere un senso ed un significato come un raccontare in modo adeguato e conveniente l’ambiguità della realtà. Della convinzione malsana di poter capire le complessità della vita e di dominarla. Del desiderio di darle un senso e di questo inganno che ci porta alla follia e alla morte. Capisci che la sofferenza viene tenuta a bada ed il dolore anestetizzato dalla paura di andare oltre le compensazioni. L’incapacità di essere se stessi, mai sufficientemente, si scontra con il desiderio di rappresentarsi. Ridda. In rotta di collisione con l’immagine dell’individuo ideale che questo mondo in fuga da se stesso vuole e pretende. Iniziative, autonomia di azione, rimedi farmacologici peggiori del male, emancipazione dal senso di colpa, parossismo dell’efficienza, afasia mentale, avvento dell’individuo, libertà illimitate che l’individuo si assegna, preoccupazione di apparire normali. E allora comprendi che bisogna contraddirsi continuamente, riconoscersi in queste contraddizioni e andare avanti per superare se stessi, superare il dovere essere, per forza, per piacere, oltre la negatività che ti attanaglia. Solo la nostra presunzione ci fa credere di essere protagonisti di un’epoca, che spesso si reputa irripetibile. L’agio e il compiacimento di se stessi diventano una sosta permanente dove trovare un ideale a buon mercato a cui aderire a lungo termine. Una inoffensiva comodità diventa violenta e genera desideri che pretendono sacrifici. Vani.
I corpi si sfiorano, si sovrappongono, figure che mal si adeguano al tempo presente, la macchina della memoria srotola la loro immagine sfuocata in rappresentazioni di un passato che trova il suo centro in tende lise da cucire.
Le parole sono crude, dirette ed i dialoghi ti lavorano ai fianchi.
Città verticali vomitano corpi esausti e dilaniati. Corpi digitali. Tracce digitali. In camere d'ospedale. Punti luce. Blocchi di cemento e ferro. Corridoi come lame di coltello.
Città mutate. Non solo in superficie. Albe offuscate. Tutto passa, tutto muore ma il cuore non dimentica. Il ricordo vive sulla distanza tra spazio e tempo e la sua evoluzione si nutre del raccontare.
Prefazione di Gianfranco Candeliere

Suoni per Ridda di Gianfranco Candeliere









domenica 2 luglio 2017

Dario Buccino


E' stata una cosa da pazzi!!! Tutti pazzi!!! Tommaso Cosco, deus ex machina di Archiaro, Dario Buccino, performer ( è riduttivo chiamarlo cosi, ma giusto per intenderci ) e tutti gli spettatori ( improprio anche questo termine ). Talmente presi, rapiti da quello a cui stavamo assistendo che trattenevamo tutti il respiro e alcuni anche accenni di tosse.
Concerto per lamiera da tuono, proposto per l'edizione 2017 di Archiaro. La lamiera da tuono, utilizzata in teatro già dalla fine dell'ottocento per produrre effetti di scena, recentemente è entrata a far parte anche delle partiture orchestrali, da quando nel 1939 John Cage la impiegò nella First Construction. La lastra da tuono viene usata sempre più spesso nella musica contemporanea, oltre a Cage ricordiamo Nono, Kagel, Manzoni e Xenakis. Anche in alcuni brani di Capossela possiamo ascoltare la lamiera da tuono suonata proprio da Dario Buccino.
Dario Buccino utilizza la lamiera d'acciaio come strumento musicale. Ha sperimentato per tanti anni alla ricerca di uno strumento ideale che permettesse al musicista di suonare se stesso, come se l'intero suo corpo fosse voce. Lamiera HN.
La lamiera viene sollecitata con tutto il corpo, percossa, abbracciata, piegata, contorta con ginocchia, mani, gomiti ed altro in modo da imprimerle " onde differenziate di movimento".
L'attenzione dell'ascoltatore va dalla percezione del suono al processo fisico dell'esecutore necessario per controllare e modulare i fatti sonori. Un suono che si genera da se stesso, un suono qui e ora. Hic et nunc. Buccino ha creato un vocabolario che racchiude in parametri i più svariati modi di generare il suono con le varie parti del corpo dalla lamiera, come tante note su un rigo musicale.

Foto di Tommaso Cosco

 Interstellar overdrive, le porte della percezione, William Blake, varco aperto per mondi paralleli, musiche possibili, buchi neri e salti quantici, risonanze affettive avvolgevano la collina di Archiaro. Sudore e sorrisi. Corpo vivo sonoro e good vibrations, iperspazio e analisi interiore psicofisica individuale e di gruppo, imbarazzo e sbigottimento per la fine dello spaesamento nel guardarsi intorno come in un risvegliarsi, no future e hic et nunc, i Beach Boys di una estate senza fine ed il punk di Sid Vicious che canta My Way.
Un concerto intenso e molto faticoso per l'esecutore che alla fine mostrava un viso sereno, quasi trascendentale, proiettato verso un'altra dimensione che i presenti solo in parte potevano condividere a seconda del proprio stato di adesione incondizionata benchè partecipi nel qui e ora. E' diffficile dire di più, ognuno ha avuto l'occasione di aprirsi in se stessi, allacciare le cinture e partire verso un personale viaggio. Intensità esperenziale e percezioni psicofisiche, la gioia di esserci comunque e respirare sulle colline di Archiaro l'aria di Capo Nord.



lunedì 19 giugno 2017

Tocci





Pubblichiamo alcuni estratti di vecchi post dedicati a Fedele Tocci ed alla sua opera.

Fedele Tocci si denuda come un messia raccontando la sua storia che è la storia del mondo, piccole storie comuni a tanti, mischia materiali inerti con fluidi e liquidi in un impasto grumoso di nodi di smistamento, di incroci dove riconoscere il proprio cammino. E' difficile e riduttivo definire artista, nel modo tradizionale del linguaggio, chi, trascinato dalla corrente dei fatti e senza opporre alcuna difesa, ha fatto della propria esistenza uno schermo/corpo dove ognuno può ricordare, ricollocare e testimoniare gli accadimenti della propria storia.
CONTACT è formato da 11 episodi/quadri che affrescano come in una via crucis le stazioni della vita, ma qui l'autore si ferma all'undicesima stazione con Cristo/uomo inchiodato sulla croce e lasciato morire, poiché non c'è resurrezione in vite non rappresentabili ma che stagnano come liquidi che non trovano sbocco e che dopo un movimento circolare intorno a se stessi si posano e col tempo diventano acqua putrida. Un ironico sberleffo finale aumenta il disagio del disorientamento.
Today is to late. Oggi è troppo tardi perchè tutto è già accaduto, senza che ce ne accorgessimo.
L’autore cerca ed è portatore di un linguaggio in divenire, si muove in una sorta di terra di nessuno dove trovare la propria memoria in chi l'ha attraversata. Le cose sopravvivono ai cambiamenti, rimangono le cicatrici come fori da dove la luce fuoriesce inafferrabile. Non ci sono porte tutte chiuse e le storie non sono lineari come vorremmo.
Procede ad una autopsia in apnea ed il film prende corpo attraverso di lui. 

Elementi nascosti sotto una visibilità diversa e rimossi precedentemente diventano, ora, flusso corrente di visioni ed utopie che si realizzano nel momento stesso della creazione e che acquistano forma e sostanza grazie alla manipolazione e alla sensibilità plastica dell’artista. Manufatti artigianali e strumenti del passaggio verso una personale ricerca producono movimento e vertigine verso antropologie liberate dall'oblio.



Il soliloquio dell’anima e i rumori del mondo.
E comincia il viaggio.




domenica 26 febbraio 2017

Nulla è andato perso




"Nulla è andato perso”(Contempo Records C01017LP) è il triplo LP dal vivo che racconta i concerti dell’omonimo tour intrapreso da Gianni Maroccolo nell’arco dei primi sei mesi del 2016. Accompagnato da Andrea Chimenti, Antonio Aiazzi, Beppe Brotto e Simone Filippi, Marok ha festeggiato i suoi trent’anni di musica attraversando l’Italia e portando davanti al pubblico ventitré repliche di un concerto non facile e senza compromessi. Molti artisti avrebbero inventato uno spettacolo autocelebrativo, ma non Gianni: il concerto è un racconto d’incontri in cui la musica, pur predominante e possente, è diventata il collante di percorsi artistici e di vita magicamente interconnessi.
Il tour è stato completamente autogestito e autoprodotto da Gianni Maroccolo ed Enzo Onorato, eliminando la parte manageriale. Una tradizione, in un certo senso, che si rifà alla storia del Consorzio Produttori Indipendenti che tutti ricordiamo come entità multiforme e autonoma. 
Il concerto ruota attorno alle canzoni di “vdb23 / nulla è andato perso”, ultimo album in studio di Marok realizzato assieme a Claudio Rocchi.
La prematura scomparsa di Claudio non permise di portare dal vivo i brani, ma Gianni difficilmente molla un’idea luminosa e profonda. Alla fine di un periodo caratterizzato dalle reunion dei Litfiba e del nucleo originale dei CSI (senza Giovanni Lindo Ferretti), decide di proporre in concerto gran parte delle canzoni scritte con Rocchi per “vdb23 / nulla è andato perso”. 
Riunisce un gruppo di musicisti e amici sull’Appennino tosco-emiliano e nell’arco di un mese il progetto prende forma. Dalle prove escono oltre quattro ore di musica e parole che si distilleranno in due ore e mezzo di concerto. I brani sono tratti da “vdb23 / nulla è andato perso” e dal progetto solista precedente di Gianni, “A.C.A.U.” 
Vengono inoltre eseguiti brani di artisti che con lui hanno collaborato o che hanno comunque segnato profondamente il suo cammino artistico. La scaletta dei concerti è variabile in durata e contenuti e cambia ogni sera. Per questo motivo l’album non contiene tutti i brani eseguiti dal vivo nel corso del tour; né tutti gli ospiti che hanno partecipato ai concerti (ben tredici, nel corso delle diverse date) hanno trovato posto tra i solchi. "LD7M" è certamente uno dei momenti più toccanti del concerto: una profonda analisi sul senso della vita e della sua fine, portata a compimento con grandissima sensibilità.
Sul palco si sono avvicendati Alessandra Celletti, Francesco Chimenti, Vittorio Cosma, Ginevra Di Marco, Federico Fiumani, Ivana Gatti, Cristiano Godano, Francesco Magnelli, Domenico Mungo, Marco Olivotto, Ghigo Renzulli, Antonio Ripa, Fausto Rossi, Miro Sassolini. Il materiale è in ogni caso molto rappresentativo dello spirito complessivo del progetto. 
L’album verrà pubblicato il 4 marzo 2017 con una grande festa che si svolgerà a Firenze. Nell’occasione, verrà anche consegnato a Contempo Attilio il basso storico di Gianni che alla fine del 2016 è stato acquistato da un gruppo di quasi seicento fundraisers: il nobile strumento va a riposo e verrà esposto in una teca nella sede del negozio in Via de’ Neri. Si svolgerà anche un concerto riservato ai raisers e a chi acquisterà l’album.