martedì 10 luglio 2018

Pietre risonanti ad Archiaro


Foto di Tommaso Cosco

Arriva naturale, certo,  l'appuntamento annuale con Archiaro così come parteciparvi è diventato imprescindibile per esigenza e necessità. L'attesa si diluisce nei giorni e nei mesi con la piacevole consapevolezza di un ritrovarsi in un angolo di mondo che ormai è stato adottato da quanti vi partecipano.
Un festival che dura un solo giorno, sotterraneo, quasi carbonaro, che si trasforma in festa, una festa popolare di campagna, postmoderna, un unicum, poichè non esiste in Italia un'altra esperienza del genere, ed un continuum, perchè le proposte vanno nella direzione tracciata dal solco delle prime edizioni. In un contesto simile non poteva mancare la musica delle origini, la musica "naturale" di Mariolina Zitta.
Si definisce una non musicista nell'accezione classica del termine ma la sua è “musica delle origini”. Utilizzando oggetti sonori quali legni grezzi, conchiglie tromba, lastre di serpentino, corni, flauti in osso... riesce a plasmare una materia sonora che fa da tramite tra la dimensione della natura e quella dello spirito permettendo, attraverso l'ambito spirituale dell'uso della voce, una simbiosi cercata e finalmente ritrovata. La partitura proposta ad Archiaro ripercorre i suoi lavori precedenti dedicati alle stalattiti e alle pietre sonore e le field recordings dei pipistrelli ottenute abbassando le frequenze inudibili mediante l'uso del bad detector, ma vengono proposti anche nuovi suoni catturati in esperienze inusuali come le registrazioni dei bramiti dei cervi della Valtellina, registrati durante la notte e all'alba.  Un universo sonoro che da forza a gesti e a cadenze che si ricompongono in una sorta di danza arcaica quando le vibrazioni percepite liberano energie  sotterranee latenti, bisognevoli di essere riportate alla giusta dimensione. A tal proposito, un altro risvolto significativo del suo lavoro è stato nel percepire un senso del “tempo diluito”, necessario per concepire un'ambientazione in loco. Un sentimento vicino a una spiritualità di tipo animista, trasmessa in toto dalla forza dello strumento naturale.
"Per questo la mia sensibilità mi ha portato a esprimermi con il suono, attraverso il quale descrivo paesaggi e sensazioni. In quest'accezione sì, posso essere una musicista, ma di sicuro non ho una mente strutturata per la musica in senso stretto".
Mariolina Zitta dedica la sua attività soprattutto alla conduzione di laboratori didattici e incontri concerto sulle sonorità naturali dedicati ai bambini nelle scuole e all’allestimento di mostre  di oggetti sonori e strumenti musicali in materiale di natura. 
La partecipazione è stata totale e l'ascolto attento, le voci hanno continuato a risuonare sulle colline di Archiaro fino a tardi, mischiate ai campanacci delle pecore e ai rumori della notte portati da un sottile venticello, il cielo benchè a tratti coperto da nuvole non ha negato lo spettacolo delle stelle e con lo sguardo appagato rivolto a quell'infinito qualcuno ha intonato un canto, una canzone silenziosa come una preghiera di ringraziamento per la magia vissuta, in una sera di fine giugno, in un angolo di mondo.










 




giovedì 7 giugno 2018

Diego Fusaro sul Quarto Stato di Alzek Misheff



Alzek Misheff


Il richiamo dell’opera è, in modo lampante, al “Quarto Stato” di Pellizza Da Volpedo. I protagonisti del quadro di Alzek Misheff non sono, però, intenti a scioperare, come avviene nell’opera di Pellizza Da Volpedo. Marciano anch’essi, decisi e orgogliosi, verso di noi che osserviamo la scena. Ma non stanno scioperando. Si sono sposati. Dietro di loro, una chiesa. Intorno a loro, compaesani che giubilano e fanno festa.

L’epoca del capitalismo flessibile post-borghese ha reso il matrimonio un gesto contestativo e antagonistico quanto poteva esserlo lo sciopero ai tempi di Pellizza Da Volpedo. Il nostro presente, caratterizzato da una flessibilità che ci vuole tutti atomi migranti e precari, privi di qualsivoglia stabilità (compresa, ça va sans dire, quella sentimentale che si sedimenta nella vita  matrimoniale come “scelta” sempre ribadita, per dirla con Kierkegaard), non permette al mondo della vita di stabilizzarsi.
Per un verso, complice la precarizzazione esistenziale oltreché contrattuale, ci rende tutti a tempo determinato. E, per un altro verso, mira a colonizzare le nostre menti e i nostri cuori con il discorso della ragione flessibile della new economy. Ecco, allora, masse di giovani che scendono in piazza a manifestare contro la famiglia (giudicata sessista, omofoba e retrograda), proprio quando è la logica illogica della precarietà coatta a impedire loro in concreto di farsi una famiglia. È il capolavoro del potere quando gli schiavi amano le proprie catene.
Il matrimonio raffigurato da Alzek Misheff è oggi rivoluzionario quanto lo sciopero di Pellizza Da Volpedo, in quanto è stato eletto dal capitale flessibile a proprio nemico: non soltanto perché è pur sempre un contratto a tempo indeterminato, ma anche perché è la cellula genetica di una comunità solidale – la famiglia – che, come ricorda Hegel, deve costituire il fondamento di ogni etica comunitaria. Del resto, è anche per questo che lo stesso Hegel chiamava i cittadini dello Stato membri della “famiglia universale”.


Diego Fusaro
https://www.interessenazionale.net/blog/matrimonio-del-quarto-stato-flessibile




mercoledì 30 maggio 2018

Oltre.




http://www.stazioneditopolo.it/



 Luoghi liberati. Zone temporaneamente autonome e comunità eticizzate. All'interno del Km.
Oltre il nuovo pensiero unico. Pensare altrimenti. Dissento, dunque sono. Verso un altrove.
Innovazione visionaria.
Gesto ribelle contro l'uniformazione delle coscienze.

Nessun pastore e un solo gregge. Tutti vogliono le stesse cose, tutti sono uguali:
chi sente diversamente, se ne va da sè al manicomio. Nietzsche - Così parlò Zarathustra








domenica 20 maggio 2018



Il Quarto Stato - Pellizza da Volpedo


My Fourth Homage - Massimo Bartolini