venerdì 25 giugno 2021

Leonida Repaci | Quando fu il giorno della Calabria

 


Quando fu il giorno della Calabria, Dio si trovò in pugno 15 mila kmq di argilla verde con riflessi viola. Pensò che con quella creta si potesse modellare un paese per due milioni di abitanti al massimo. Era teso in un vigore creativo, il Signore, e promise a se stesso di fare un capolavoro. Si mise all’opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi.

Diede alla Sila il pino, all'Aspromonte l’ulivo, a Reggio il bergamotto, allo stretto il pescespada, a Scilla le sirene, a Bagnara i pergolati, a Palmi il fico, alla Pietrosa la rondine marina, a Gioia l’olio, a Cirò il vino, a Nicotera il fico d'India e a Pizzo il tonno. Diede al Crati l'acqua lunga, allo scoglio il lichene, alle montagne il canto del pastore, alle spiagge la solitudine e all’onda il riflesso del sole.

Assegnò Pitagora , Alcmeone e Filolao a Crotone, Gioacchino da Fiore a Celico, San Francesco a Paola, Telesio a Cosenza, Campanella a Stilo, Mattia Preti a Taverna, Manfroce e Cilea a Palmi, Alvaro a San Luca e Calogero a Melicuccà. Poi distribuì i mesi e le stagioni alla Calabria. Per l'inverno concesse il sole, per la primavera il sole, per l'estate il sole, per l'autunno il sole.

A gennaio diede la castagna, a febbraio la pignolata, a marzo la ricotta, ad aprile la focaccia, a maggio il pescespada, a giugno la ciliegia, a luglio il fico melanzano, ad agosto lo zibibbo, a settembre il fico d'india, a ottobre la mostarda, a novembre la noce, a dicembre l’arancia.

Volle che le madri fossero tenere e le mogli coraggiose, gli uomini autorevoli e i vecchi rispettati; i mendicanti protetti, gli infelici aiutati, le persone fiere leali socievoli e ospitali. Volle il mare sempre viola, la rosa sbocciante a dicembre, il cielo terso, le campagne fertili, l'acqua abbondante, il clima mite, il profumo delle erbe inebriante.

Operate tutte queste cose nel presente e nel futuro il Signore fu preso da una dolce sonnolenza in cui entrava la compiacenza del Creatore verso il capolavoro raggiunto. Del breve sonno divino approfittò il diavolo per assegnare alla Calabria le calamità : le dominazioni, il terremoto, la malaria , il latifondo, il feudalesimo, la malaria, il latifondo, le alluvioni, la peronospora, la siccità l'analfabetismo, il punto d'onore, la gelosia, l'Onorata società, la vendetta, l’omertà, la falsa testimonianza, la miseria, l’emigrazione.

Dopo le calamità, le necessità: la casa, la scuola; la strada, l’acqua, la luce, l'ospedale, il cimitero. Ad essa aggiunse il bisogno della giustizia, il bisogno della libertà, il bisogno della grandezza, il bisogno del nuovo, il bisogno del meglio. E, a questo punto, il diavolo si ritenne soddisfatto del suo lavoro, toccò a lui prender sonno, mentre si svegliava il Signore.

Quando aperti gli occhi, poté abbracciare in tutta la sua vastità la rovina recata alla creatura prediletta, Dio scaraventò con un gesto di collera il Maligno nei profondi abissi del cielo. Poi, lentamente, rasserenandosi disse: “Questi mali e questi bisogni sono ormai scatenati e devono seguire la loro parabola. Ma essi non impediranno alla Calabria di essere come io l'ho voluta. La sua felicità sarà raggiunta con più dolore ecco tutto.

"Utta a fa jornu c'a notti è fatta".

Si sbrighi a far giorno che la notte è passata. Una notte che contiene già l'albore del giorno.

 

 

 

                                                                                                                  

 

 

 

sabato 12 giugno 2021

A proposito della canzone italiana

 

 

“Cuccurrucucù paloma, ahia-ia-ia-iai cantava “ e insieme a Battiato cantava felice e allegra l'Italia intera nel 1981, infischiandosene se non c'era “ pregnanza del testo” o erano solo “ citazioni su citazioni “ come ebbe a dire solo qualche tempo fa una nota scrittrice, polemica a tempo scaduto, assurgendosi dall'alto del suo scranno da intellettuale organica in servizio effettivo permanente per bacchettare una delle massime espressioni della canzone popolare italiana, probabilmente ignorava la malcapitata l'uso del cut-up di burroughsoniana memoria che ne faceva Battiato, oltre alla sua innata sensibilità e spirito poetico che lo animava. Ah, povera patria, una volta gli intellettuali erano Pasolini, Moravia, Arbasino! La svolta pop di Battiato, come ha ricordato Finardi, fu una reinvenzione della canzone italiana che ha abbattuto tutti i luoghi comuni anche quelli sonori. E' stato il primo in Italia ad usare il VCS3, il sintetizzatore che utilizzavano gli Who; nei suoi primi album, Fetus, Pollution e Sulle corde di Aries, ha mischiato la canzone italiana con rumori, frequenze radio e gli studi di musica colta che aveva fatto con il compositore d'avanguardia tedesco Stockhausen. I testi erano influenzati dalle sue innumerevoli letture sul sufismo, su Gurdjieff e sulle religione mediorientali. Ed ecco il cut-up di Burroughs!La sua dipartita ha lasciato eredi e acceso dispute sulle stato della canzone italiana.

Da un lato c'è tanta musica brutta, spacciata per moderna, che passa sui media mainstream, musica plastificata, standardizzata, banale, senza passione, creata per promuovere un conformismo di massa, una musica che non lascia il segno, che ti attraversa come una comune merce di consumo immediato. I numerosi Talent che ingolfano i palinsesti televisivi sono dei veri laboratori di imbarbarimento dei gusti con l'intento di orientare il più grande mercato a cui tende la grande industria, quello dei giovani, la cui forza viene disinnescata dalla propaganda di una falsa trasgressione, in questo caso la narrazione comprende anche esempi di artisti un tempo con atteggiamenti da rockstar maledette come Pelù e Agnelli, ora funzionali ai dettami e ai voleri dei mercati. La trasgressione è altro, è mettere in discussione i valori del tempo, è verso il potere costituito e i modelli fatti con lo stampino. La musica è elevazione, è uno strumento che ci permette di connetterci con qualcosa di alto, la musica è gioia, ci rasserena e ci motiva. L'eredità di Battiato.

La lezione di Battiato e la sua eredità ora è sulle spalle di artisti forse poco conosciuti al grande pubblico, ma autentici e veri, che lavorano con passione e che imparata l'arte la mettono in scena con il proprio estro. Tra i tanti vorrei suggerire qualche nome tra quelli che mi hanno più colpito. Vi invito ad ascoltarli e se li incontrate in concerto approfittatene.

  • Andrea Laszlo De Simone, che con la sua suite Immensità mi ha catapultato in un oceano di suoni, da Lucio Battisti ai Radioheads, ai Portishead.

  • Vasco Brondi, già Le Luci della Centrale Elettrica, ha registrato un bel live, tratto dal minitour dell'estate del 2020 “ Talismani per Tempi Incerti, canzoni, reading di poesie e commozione per la sua vera dedizione. A maggio è uscito il suo nuovo lavoro, Paesaggio dopo la Battaglia. In tour questa estate, cercatelo.

  • Iosonouncane, moniker di Iacopo Incani, un non allineato che nel suo ultimo album, IRA, in quasi due ore di musica, canzoni, linguaggi diversi traccia le coordinate per una nuova direzione della musica e della canzone popolare italiana.

  • Gianni Maroccolo, c'è poco da dire, lo conosciamo tutti!!! Negli ultimi anni le sue produzioni e collaborazioni si sono moltiplicate. Da “Nulla è Andato Perso” dedicato a Claudio Rocchi, supportato da una grande band di amici, al suo disco perpetuo Alone, composto da 4 volumi/vinili. Dalla collaborazione con Stefano Edda Rampoldi è nato un disco “ Noio volevam suonar” creato e suonato a distanza durante il lookdown e distribuito gratuitamente dalla Contempo di Firenze fino all'ultima fatica con il vecchio compagno di avventura Antonio AiazziMephisto Ballad” rievocazione di una serata di Carnevale nel 1981 al Casablanca di Rifredi, Firenze.

  • BJLFP, Bobby Joe Long's Friendship Party, oscura combo romana, grande rock band con tre album all'attivo, Roma Est appena ristampato in vinile, che unisce al rock, alla new wave dei testi molto ma moolto “ pregnanti”.

  • Giorgio Canali, rocker irregolare, con il suo doppio “Venti” dai testi attuali e corrosivi.

    Articolo apparso sul nr. 7 di Affiches, rivista di Radio Vulture

     

     

     

martedì 1 giugno 2021

La funzione salvifica della musica

                    Fosco Valentini - Paesaggio Sonoro                         

In questo ultimo anno vissuto come la maggior parte degli italiani in isolamento, privato degli sguardi e dei sorrisi degli altri, confinato in casa, ho trovato come compagna quotidiana la musica

Musica ascoltata, sospirata, suonata. Necessaria, che ha mitigato il disagio e lo spaesamento di vivere tale situazione. Ancora una volta la valenza salvifica della musica mi è venuta incontro. E cosa c'è di più libero della musica, la musica fluttua nell'aria, nell'etere, la senti ovunque, nel traffico delle città, nei vicoli dei paesi, la senti ovunque a meno che non ci si tappi le orecchie con le mani. Tutto è musica, muzak, mi vengono in mente i primi esperimenti di Battiato quando faceva collages sonori, mischiando Stockausen, frequenze di radio lontane su onde medie e la canzone italiana. Il compositore canadese Raymond M. Schafer ha creato per primo la parola soundscape, paesaggio sonoro, inteso come “ qualsiasi campo di studio acustico, una composizione musicale, un programma radio o un ambiente”. Molti musicisti e sperimentatori contemporanei utilizzano frammenti di paesaggi sonori nelle loro composizioni. Avete mai provato a registrare i suoni ambientali del luogo in cui vivete? L'impronta sonora di un'area? Un quartiere, una piazza, i vicoli, la campagna? Può essere divertente e creativo, naturalmente bisogna munirsi di un buon registratore con un microfono omnidirezionale affinché il risultato sia soddisfacente. E' musica che trae la propria origine dallo spirito dei luoghi, dai suoni e dai rumori, dal vento che si insinua tra stradine e vicoli. Escursioni ai confini della creatività. E' un mondo che si è aperto e finalmente almeno in questo campo abbiamo a disposizione, anche noi, i mezzi di produzione e i media per ampliare il nostro orizzonte.

Software, plug in, schede audio possono ricreare sul nostro computer un vero studio di registrazione. Logic, Ableton, Max5/msp, Pro Tools sono solo alcuni dei software più utilizzati per creare e produrre la propria musica. Con un PC/Mac ed i più svariati strumenti musicali, chitarre, tastiere, percussioni varie, armonium, pezzi di metallo amplificati, piano toys , fisarmoniche e altro si può dare libero sfogo alla propria creatività. Esistono etichette indipendenti che stampano e masterizzano sui computers di casa. Home recording. Esistono web-label che fungono da catalizzatori. Rifugiati del rock e sperimentatori, randagi e stanziali per costrizione trovano approdi dove rigenerarsi. Le notizie circolano in rete. La cosa importante è una sorta di condivisione nel far conoscere la propria musica senza abboccare al culto della personalità creata artificiosamente dalle major discografiche, che creano con azioni di marketing cantanti, gruppi musicali, bands come fantocci destinati a scomparire appena cambiano le tendenze.

Con la pandemia e l'insensato coprifuoco ci è stata sottratta una parte considerevole della nostra giornata, la notte. Chiusi i bar, i caffè, i locali dove si fa musica dal vivo, i jazz club, la musica è scomparsa dal tessuto urbano ed gli unici suoni che si sentono incutono timore e angoscia, polizia, ambulanze. Il silenzio rischia di diventare la nuova normalità, un silenzio così denso, quasi rumoroso, così opprimente che disturba. Il paesaggio sonoro vuoto si collega all'individualità e all'ansia dell'artista che esprime un impulso quasi monastico verso il proprio spazio interiore. Quali spazi di libertà ci sono consentiti? Si va verso una società di atomi solitari che come satelliti vagano nello spazio sconfinato. Il buon Lou Reed almeno cantava: Satellite’s gone up to the skies/
Things like that drive me out of my mind/ I watched it for a little while/ I like to watch things on TV/

Satellite of love/ satellite of love/ Satellite of love/
Una società popolata da individui che ruotano intorno a se stessi in un mondo senza interazioni. Bisogna recuperare il simbolismo dei riti come propone Byung-Chul Han per connetterci con l'altro al fine di ritrovare l'incanto perduto. La musica ha sempre avuto un valore rituale molto importante nelle comunità degli uomini , legandoli di volta in volta ad accadimenti lieti o tristi o religiosi o di grande valore simbolico. Condividere la propria musica, la propria pittura, la propria arte con quanto ci circonda è una necessità dell'artista ma anche di chi assiste all'evento culturale.  

Facciamo in modo che le cose accadano

Tanti spazi interiori che si uniscono in un unico grande spazio liberato e temporaneamente autonomo, in un happening di suoni, luci e colori.

Quelli che ballavano erano visti come pazzi da quelli che non sentivano la musica” F. Nietzsche

 

Articolo apparso sul numero di giugno di Affiches, rivista edita da Radio Vulture.