domenica 12 giugno 2022

La crisi perpetua

 



Enrico commentando la chat della trasmissione di Radio Vulture del Primo Maggio dice:” Sembra una trasmissione di Radio Vulture del 1978.” Azzeccato in pieno. Dopo 44 anni i problemi risultano sempre gli stessi, non risolti ed in alcuni casi peggiorati. Per esempio il lavoro. I cambiamenti tecnologici, sociali e politici hanno lasciato i lavoratori senza punti di riferimento. Negli ultimi 40 anni c'è stato un attacco senza precedenti ai diritti dei cittadini e dei lavoratori. Ha cominciato la Thatcher in Inghilterra contro i minatori inglesi con la sua famosa frase “ There is no alternative” contratta nell'acronimo TINA. E cosi via. Nel 2012 Monti in una intervista afferma “ Stiamo distruggendo la domanda interna tramite il consolidamento fiscale”. Nel 2013 al Corriere della Sera

il presidente della BCE, Draghi, dice che “ la piena occupazione non è nostro mandato, lo è l'inflazione”. Le crisi economiche sono invocate e accolte da quanti si candidano per tirarcene fuori. Il clima di crisi perpetua viene auspicato dal capitale che in nome di uno stato di eccezione forza le norme del diritto, calpestando le Costituzioni degli Stati, in virtù del bene comune, dicono loro. La crisi nel popolo che la subisce genera paura, insicurezza, povertà, spaesamento e disinnesca il conflitto sociale, elide la partecipazione e l'analisi critica e intellettuale ai messaggi della politica non viene accettata, poiché si scontra con il pensiero unico. E se le crisi vere non bastano si inventano crisi immaginate a creare quel clima di disastro incombente. Negli ultimi anni in Italia anche le consultazioni elettorali sono state viste come una minaccia che turba i mercati con conseguenze nefaste per il popolo bue ed ecco che riprende la favola della stabilità politica con il risultato di trovarci un uomo dell'elite finanziaria che non ha votato nessuno a guidare il governo. Il parlamento viene svuotato delle sue prerogative ed il popolo del suo diritto di eleggere i propri rappresentanti. Il gioco è sempre lo stesso “ si crea un problema, una situazione per provocare una reazione nell'opinione pubblica, affinchè sia la stessa opinione pubblica ad invocare i provvedimenti che ci si auspica di farle accettare”. Sylvain Timsit. Le soluzioni offerte non risolvono i problemi ma lo stato di allarme creato ad hoc dai mass media asserviti servono a creare un clima insano, tale da fare accettare i provvedimenti d'urgenza. Lo stato di emergenza e di eccezione ormai è diventato lo strumento di governo che si avvale di concetti economici e di atti politici che servono a spezzare gli equilibri di una società per indurre i soggetti pubblici e privati a cedere sovranità, patrimoni, diritti e conquiste sociali, le crisi sono diventate il modo principale per l' accumulazione di potere e di beni. In Italia, ogni volta che la società civile auspicava cambiamenti sociali ed economici e si intravedeva un barlume di speranza di diventare finalmente un paese normale si sono verificati eventi ed accadimenti che hanno ghiacciato l'opinione pubblica e di conseguenza gli atti necessari per l'evoluzione dei rapporti di forza in campo. Il sequestro e la morte dell'onorevole Moro, le stragi di Stato e la strategia della tensione vanno letti in questo senso. Con la globalizzazione le crisi investono tutto il mondo, le crisi sono narrate con operazioni di cosmetica senza specificarne le cause e le conseguenze, in un eterno presente, come la crisi sanitaria dovuta alla pandemia e per ultima la guerra in Ucraina. A questo proposito si comincia a parlare di economia di guerra, prepariamoci ad una serie di misure di politica economica per permettere allo Stato di trovare i finanziamenti necessari per un aumento degli armamenti in modo da partecipare ad un evento bellico. Il popolo sotto shock si lascia condurre all'ovile. Un popolo impoverito ed impaurito è un popolo in saldo. Per chiudere il cerchio, gli stessi strumenti applicati alle persone vengono adottate agli Stati sovrani, con la complicità dei governanti. Il pareggio di bilancio, il patto di stabilità, i parametri europei su deficit ed indebitamento e tutto l'armamentario normativo dell'austerity sono degli istituti giuridici senza senso economico, buoni solo ad impoverire lo Stato per costringerlo a tagliare i servizi, inasprire la tassazione, smantellare i diritti inalienabili e costituzionali. Quindi anche lo Stato è in saldo. ( Il Pedante )

Lo sono i suoi settori più produttivi, dall'energia, alla sanità, all'istruzione e alla previdenza, un intera Italia in saldo, su cui si avventano come avvoltoi e sciacalli i grandi investitori, spesso stranieri, un grande mercato, ricco di eccellenze, privo di rischio poiché la domanda è garantita dai bisogni della popolazione. I mercati, gli speculatori e le grandi banche d'affari finanziano i think thank dei politici a libro paga e dettano sui media le riforme da fare, arrivando anche a pretendere la rimozione di quei governi che non hanno rispettato le consegne. Il 13 novembre del 2011 la prima pagina dell'Unità salutava questa violenza finanziaria come una liberazione. Il risultato lo si vede davanti agli occhi e sulla nostra pelle, ammorbiditi, inebetiti, fagocitati e ammansiti dai vari reality, talent, partite di calcio tutte le sere, festivaldisanremo trap rap eurovision e simili che agiscono come tranquillanti, come psicofarmaci ci avviamo quieti verso un ovile che assomiglia sempre di più ad un mattatoio. 

Articolo apparso nel numero di giugno 2022 di Affiches, rivista di Radio Vulture.

mercoledì 1 giugno 2022

Davanti allo specchio

 


In principio era il verbo,

ma tu stai zitto come un salmone”

Sacrificio – Andrej Tarkovskij


E' difficile azzardare un commento su quello che succede nel mondo e di riflesso nel nostro paese. Non si sa da dove iniziare poiché ogni giorno ce n'é una nuova. Dopo il covid la guerra in Ucraina si è impossessata delle prime pagine dei principali media, e così dopo due anni anche il pensiero è in frantumi come macerie da cui si raccolgono detriti. Gli effetti collaterali di quello che abbiamo vissuto e di quello che ci spetta di vivere è la perdita della ragionevolezza. Il virus e la guerra con il loro carico emozionale hanno massificato gli uomini, polarizzando gli schieramenti per cui le discussioni sono sempre molto accese e finiscono in scontri da bar sport. In una epoca segnata dalla virtualità, l'azione violenta della guerra con le sue immagini ha provocato un forte shock per noi occidentali abituati ad essere solo “un mercato di consumatori” come ha detto Macron. Non sappiamo più fare altro, né tanto meno prendere in considerazione di rischiare e mettere in gioco la propria vita, perché non c'è nulla che ne valga la pena, nonostante ci abbuffiamo di vocaboli come inclusione, parità, equità sociale, solidarietà, sostenibilità ecc ecc. Perché questa grande Civiltà, capace di creare tanta bellezza di pensiero non si è affermata, non ha vinto ma è sempre preda di cataclismi e catastrofi? Che cosa è accaduto? Perché non sono bastate la voglia di vivere in solidarietà tra i popoli, le energie morali? Forse non vogliamo ammettere che molte di queste sventure derivano dal fatto che siamo diventati colpevolmente materialisti, consumatori di merci? La Storia non ci ha insegnato nulla se ci troviamo ancora una volta sulla soglia dell'abisso, la Storia “sceglie la peggiore delle sue varianti possibili per il suo sviluppo” ( Marx, Engels ). L'Impero non ha mai cessato di esistere ed ha vinto la lotta di classe. Viviamo in un mondo che noi stessi abbiamo contribuito a creare ed invece di godere dei suoi benefici, siamo vittime dei suoi difetti. Annebbiati dalle effimere comodità abbiamo sviluppato un senso senza sincronia tra l'elemento materiale e quello spirituale. Se si è consapevoli non si può avere la coscienza tranquilla ne giustificarsi per la propria pigrizia o tranquillità attribuendo la colpa di quello che avviene alla volontà di altri. In cerca dell'armonia e dell'equilibrio tra materialismo e spiritualismo è evidente ed urgente ripristinare e rinnovare il sentimento di responsabilità personale. Anche la Chiesa si è dimostrata incapace di controbilanciare lo sbandamento verso il materialismo con un risveglio spirituale. Dovremmo guardare con chiarezza le misure politiche e gli scenari economici che tendono ad impoverirci, ma purtroppo i media fanno bene il loro mestiere, l'informazione ci blandisce con l'intrattenimento, il pensiero unico continua ad imperversare facendo vittime illustre, persino il Papa è stato censurato solo perché ha osato criticare gli investimenti dei vari governi per finanziare le spese per gli armamenti militari. Le parole hanno perso il loro valore, è importante solo il soggetto che le dice. Se qualcuno si permette di discostarsi da quello che è il cosiddetto mainstream dominante diventa un dissidente da tenere alla larga, la libertà di pensiero e di opinione viene censurata e chi la esprime condannato come un untore. A vestire i panni dei talebani di casa nostra, dispiace dirlo, sono i pasdaran del PD, i nipotini del vecchio PCI, che non rispondono più alle istanze dei cittadini ma agli interessi del grande capitale, che inscenano mille emergenze nel tentativo di bloccare, immobilizzare la storia per distrarci dall'unico vero conflitto di casa nostra che può dare corso agli eventi, cioè il conflitto sociale. Abbiamo trascurato i territori invece di svilupparne le specificità poiché abbiamo pensato che con la globalizzazione, con il mercato aperto, avremmo trovato sicuramente qualcuno che ci vendesse quello che ci serve ad un prezzo inferiore rispetto a quello che ci sarebbe costato se lo avessimo prodotto in Italia. Siamo come un uomo che non sa nuotare buttato in acqua. L'istinto di sopravvivenza ci porta verso il senso spirituale. L'arte rappresenta l'istinto spirituale dell'umanità, aspira all'eterno, al divino, incarna l'ideale, un esempio di equilibrio tra materialismo e spiritualità, valorizzare questo ideale per rinascere. La cultura popolare, la memoria delle proprie radici con il senso di appartenenza, svolge una funzione ideologica importante, è come un sordo rumore di fondo che inquieta il capitalismo reale che normalizza le sue contraddizioni ed i suoi aspetti negativi come la devastazione ambientale, le guerre (attualmente si combattono sette guerre nel mondo ), le schizofreniche condizioni sociali e lavorative che portano al disagio al punto che gli attori sulla scena tendono a somigliare ai simulacri di P.K. Dick, gusci vuoti e maschere senza nessuna vita interiore. Gli uomini che combattono, che lottano dimostrano di avere quei valori per cui vale rischiare, quei valori che definiscono i popoli e le culture. Quei valori ontologici che definiscono gli aspetti essenziali dell'essere. Siamo seduti davanti ad uno specchio impolverato che non riflette la nostra vera immagine e non ci consente di vedere la giusta verità delle cose, siamo in un film di Lynch dove la realtà ed il sogno si confondono, il sipario chiuso ci impedisce di guardare oltre. Il legame tra l'individuo e la società e le leggi che lo regolavano è stato distrutto, è rimasta solo una burocrazia strana e inquietante, una burocrazia sorda da call center per cui è difficile ristabilire il ruolo dell'uomo nel proprio destino se non si comprende “la sofferenza della propria anima” in questo modo ”l'uomo potrà collegare la coscienza con i propri atti”. (Andrej Tarkovskij)

Articolo apparso sul numero di maggio 2022 di Affiches, rivista di Radio Vulture