mercoledì 1 giugno 2022

Davanti allo specchio

 


In principio era il verbo,

ma tu stai zitto come un salmone”

Sacrificio – Andrej Tarkovskij


E' difficile azzardare un commento su quello che succede nel mondo e di riflesso nel nostro paese. Non si sa da dove iniziare poiché ogni giorno ce n'é una nuova. Dopo il covid la guerra in Ucraina si è impossessata delle prime pagine dei principali media, e così dopo due anni anche il pensiero è in frantumi come macerie da cui si raccolgono detriti. Gli effetti collaterali di quello che abbiamo vissuto e di quello che ci spetta di vivere è la perdita della ragionevolezza. Il virus e la guerra con il loro carico emozionale hanno massificato gli uomini, polarizzando gli schieramenti per cui le discussioni sono sempre molto accese e finiscono in scontri da bar sport. In una epoca segnata dalla virtualità, l'azione violenta della guerra con le sue immagini ha provocato un forte shock per noi occidentali abituati ad essere solo “un mercato di consumatori” come ha detto Macron. Non sappiamo più fare altro, né tanto meno prendere in considerazione di rischiare e mettere in gioco la propria vita, perché non c'è nulla che ne valga la pena, nonostante ci abbuffiamo di vocaboli come inclusione, parità, equità sociale, solidarietà, sostenibilità ecc ecc. Perché questa grande Civiltà, capace di creare tanta bellezza di pensiero non si è affermata, non ha vinto ma è sempre preda di cataclismi e catastrofi? Che cosa è accaduto? Perché non sono bastate la voglia di vivere in solidarietà tra i popoli, le energie morali? Forse non vogliamo ammettere che molte di queste sventure derivano dal fatto che siamo diventati colpevolmente materialisti, consumatori di merci? La Storia non ci ha insegnato nulla se ci troviamo ancora una volta sulla soglia dell'abisso, la Storia “sceglie la peggiore delle sue varianti possibili per il suo sviluppo” ( Marx, Engels ). L'Impero non ha mai cessato di esistere ed ha vinto la lotta di classe. Viviamo in un mondo che noi stessi abbiamo contribuito a creare ed invece di godere dei suoi benefici, siamo vittime dei suoi difetti. Annebbiati dalle effimere comodità abbiamo sviluppato un senso senza sincronia tra l'elemento materiale e quello spirituale. Se si è consapevoli non si può avere la coscienza tranquilla ne giustificarsi per la propria pigrizia o tranquillità attribuendo la colpa di quello che avviene alla volontà di altri. In cerca dell'armonia e dell'equilibrio tra materialismo e spiritualismo è evidente ed urgente ripristinare e rinnovare il sentimento di responsabilità personale. Anche la Chiesa si è dimostrata incapace di controbilanciare lo sbandamento verso il materialismo con un risveglio spirituale. Dovremmo guardare con chiarezza le misure politiche e gli scenari economici che tendono ad impoverirci, ma purtroppo i media fanno bene il loro mestiere, l'informazione ci blandisce con l'intrattenimento, il pensiero unico continua ad imperversare facendo vittime illustre, persino il Papa è stato censurato solo perché ha osato criticare gli investimenti dei vari governi per finanziare le spese per gli armamenti militari. Le parole hanno perso il loro valore, è importante solo il soggetto che le dice. Se qualcuno si permette di discostarsi da quello che è il cosiddetto mainstream dominante diventa un dissidente da tenere alla larga, la libertà di pensiero e di opinione viene censurata e chi la esprime condannato come un untore. A vestire i panni dei talebani di casa nostra, dispiace dirlo, sono i pasdaran del PD, i nipotini del vecchio PCI, che non rispondono più alle istanze dei cittadini ma agli interessi del grande capitale, che inscenano mille emergenze nel tentativo di bloccare, immobilizzare la storia per distrarci dall'unico vero conflitto di casa nostra che può dare corso agli eventi, cioè il conflitto sociale. Abbiamo trascurato i territori invece di svilupparne le specificità poiché abbiamo pensato che con la globalizzazione, con il mercato aperto, avremmo trovato sicuramente qualcuno che ci vendesse quello che ci serve ad un prezzo inferiore rispetto a quello che ci sarebbe costato se lo avessimo prodotto in Italia. Siamo come un uomo che non sa nuotare buttato in acqua. L'istinto di sopravvivenza ci porta verso il senso spirituale. L'arte rappresenta l'istinto spirituale dell'umanità, aspira all'eterno, al divino, incarna l'ideale, un esempio di equilibrio tra materialismo e spiritualità, valorizzare questo ideale per rinascere. La cultura popolare, la memoria delle proprie radici con il senso di appartenenza, svolge una funzione ideologica importante, è come un sordo rumore di fondo che inquieta il capitalismo reale che normalizza le sue contraddizioni ed i suoi aspetti negativi come la devastazione ambientale, le guerre (attualmente si combattono sette guerre nel mondo ), le schizofreniche condizioni sociali e lavorative che portano al disagio al punto che gli attori sulla scena tendono a somigliare ai simulacri di P.K. Dick, gusci vuoti e maschere senza nessuna vita interiore. Gli uomini che combattono, che lottano dimostrano di avere quei valori per cui vale rischiare, quei valori che definiscono i popoli e le culture. Quei valori ontologici che definiscono gli aspetti essenziali dell'essere. Siamo seduti davanti ad uno specchio impolverato che non riflette la nostra vera immagine e non ci consente di vedere la giusta verità delle cose, siamo in un film di Lynch dove la realtà ed il sogno si confondono, il sipario chiuso ci impedisce di guardare oltre. Il legame tra l'individuo e la società e le leggi che lo regolavano è stato distrutto, è rimasta solo una burocrazia strana e inquietante, una burocrazia sorda da call center per cui è difficile ristabilire il ruolo dell'uomo nel proprio destino se non si comprende “la sofferenza della propria anima” in questo modo ”l'uomo potrà collegare la coscienza con i propri atti”. (Andrej Tarkovskij)

Articolo apparso sul numero di maggio 2022 di Affiches, rivista di Radio Vulture