mercoledì 27 aprile 2011

Sentimental Machines: L.E.V.



artwork di leastupperbound



Lev: il disco che non c'è. Avvolto in un'aura da leggenda, troppe volte annunciato e mai pubblicato, giace in qualche cartella polverosa di un qualche anonimo pc, dimenticato e disprezzato dal trascorrere del tempo. Lev come Smile ma i Sentimental Machines affogano nel pigro autocompiacimento di sé nella triste e noiosa provincia, disperdendo l'energia creativa nell'attesa.
Sentimental Machines come i Beach Boys?
I Sentimental Machines hanno dimostrato, nella gestione del loro disco, di avere il freno tirato nel narciso rispecchiamento dei propri droni emotivi che si affievoliscono sempre di più in timidi sibili. Eppure il talento e le qualità compositive non difettano al trio calabrese. Patiscono oltre misura e sono fortemente condizionati dal vivere in una terra difficile e piena di contraddizioni, emarginata in un isolamento disperato e voluto come alibi.
LEV è il disco annunciato, che doveva essere pubblicato dalla lontana e misconosciuta etichetta nipponica Slow Flow Rec, se non fosse stata travolta essa stessa dallo tsunami che ha sconvolto il Giappone.
Lev, nato prima di The Silent Bride, a quanto ci è dato sapere dalle poche notizie che circolano, si distacca da esso per la varietà sonora che si fa materia plastica nelle mani dei singoli musicisti, le sonorità sono meno cupe e se anche si parla di ambient è una miscela sonora ben dosata tra i generi. Se The Silent Bride evocava suggestioni tarkovskyane, qui siamo dalle parti di Herzog e dei Popol Vuh, specie con i tre brani finali e con i rintocchi di pianoforte sparsi per il disco.
La playlist, di cui siamo venuti a conoscenza e che si può vedere sulla prova di copertina che pubblichiamo sopra, è formata dai seguenti brani:
  1. Jigmè
  2. 6. 6. 2010
  3. For a Perfect Disguise
  4. The Damage Experience, part 1
  5. The Damage Experience, part 2
  6. The Damage Experience, part 3
35 minuti di pura magia. Dicono.

venerdì 22 aprile 2011

Shorab



The Passion - Postcards - ML



La realtà è malinconica e le ombre si allungano mute.
Fuori niente è cambiato.
La piazza si riempie di gente spaventata che prova a resistere alla paura delle minacce.
Dopo la lezione all’università, si apprestava a tornare a casa per la solita strada, mi dicono, quando per evitare la folla prese per vie laterali.
Anche senza accorgercene scegliamo quello che ci somiglia.
Un rombo di moto che si faceva aggressivo alle sue spalle ed uno sparo.
Sei cresciuta in fretta, quanto sei cresciuta in questi giorni trascorsi a cercarti.
Apri gli occhi, Shorab, apri gli occhi.
Il tuo papà sta guardando la tua foto.
Apri gli occhi per favore. Non mi fare spaventare. Apri gli occhi.
Di fronte a questo dimentico dove sono e trovo consolazione perchè niente muore.




giovedì 14 aprile 2011

Leastupperbound: black sand






... nubi scure si addensano minacciose all'orizzonte di due figure ignare... lugubri rimbombi..."ma quant'è forte il rimbombo naturale che ci accompagna nella nostra vita?"
Ancora un toccante capitolo di Leastupperbound.

Leastupperbound, musicista e filmaker, vive e lavora a CZ.

venerdì 8 aprile 2011

Leastupperbound: Il sogno negato ( We'll Never Win )




Non sappiamo per quale motivo Leastupperbound ha deciso di far iniziare e far finire il suo video con il lucore di un caleidoscopio ma l’incedere della musica genera uno stato di attesa che si rivela ed implode in uno schermo bianco che stenta a sintonizzarsi. Una lampada, l'interfaccia di una vecchia radio e una stanza buia che si accende di luce come sgorgata da una ferita aperta e non ancora suturata. All’apparire della donna una luce mediterranea invade la stanza nel cui mezzo troneggia un letto coniugale in ferro, il quadro della madonna con il bambino divide i due lati del letto appoggiato in mezzo ai cuscini e la donna vestita di nero prima seduta sul suo lato e poi distesa ha il viso nascosto in un sacchetto di carta. Segue, nervosa e con fare ambiguo, su un libro, le parole che sembrano uscire da un sogno come un radiodramma di tanti anni fa. La moglie è resa muta e cieca e non rimanda alcuna immagine di sé se non pura riproduzione di un corpo. We'll Never Win è una sorta di Meshes of the Afternoon, ma qui sembra che la realtà non voglia essere rappresentata ma solo spiata ed evocata dalle parole e dalla musica. La realtà volutamente celata ( da un sacchetto di carta )  alla mente razionale e l’interiorità immaginata nel sogno sembrano temi cari a Leastupperbound. Non c'è disperazione persa ormai la speranza.

www.myspace.com/leastupperbound
www.soundcloud.com/leastupperbound

Leastupperbound, musicista e filmaker, vive e lavora a Catanzaro.

martedì 5 aprile 2011

fukushima_cyclo

 Untitled 1 Postacards ML
 Untitled 2 Postacards ML
 Untitled 3 Postacards ML
Untitled 4 Postacards ML



La strada costeggiava il mare e come sempre pedalava in allegria, nonostante il peso della borsa piena di posta da consegnare, non chiedeva più niente alla vita per sé se non quello di vedere crescere sani e felici i suoi due figli, lui e sua moglie avevano fatto sacrifici e lavorato sodo per farli studiare, aveva 57 anni e ancora si sentiva abbastanza giovane, avrebbe consegnato posta per ancora qualche anno poi avrebbe chiesto di lavorare in ufficio, avrebbe lavorato fino a quando non avesse visto i suoi due figli sistemati.
Sentì il fischio della sirena del porto di Kamaishi che dava l'allarme nello stesso momento in cui vide arrivare l'onda.
Cominciò a pedalare in uno sprint infinito senza mai voltarsi dietro, l'acqua gli mangiava la strada e si impastava con la polvere diventando fango ma lui continuava a pedalare verso casa senza mai voltarsi indietro, doveva arrivare in fretta e portare in salvo la sua famiglia, solo questo pensava.
Nel posto dove suo padre aveva costruito la sua casa Tetsu trovò un lago.
Michiko faceva i conti alla cooperativa dei gamberi a Minami-Soma, è stata lei ad accorgersi che sulla spiaggia erano stesi trecento corpi. Stanca di aspettare i soccorsi ha ordinato in un magazzino duecento coperte, ha acquistato nelle famacie che trovava finalmente aperte scatoloni di medicine contro l'influenza e la gastroenterite che stava contagiando nelle prefetture i sopravvisuti, investendo i suoi risparmi. Sotto la neve e al digiuno per oltre quattrocento km, andava su e giù sulla sua bicicletta.
Miracolato dall'oceano Tetsu è morto di fame e di sete in una tenda del centro di raccolta, sotto la sua coperta sono state trovate bottigliette d'acqua, razioni di cibo ed una lettera in una busta chiusa indirizzata alla sua famiglia annegata.
I vecchi piangono senza produrre lacrime, manca la corrente ed il freddo si sta prendendo i più deboli.
Ciliegi e meli del giardino del palazzo dell'imperatore ed un ramo già fiorito di boccioli di rosa per la famiglia di Kiyota Yamaguci e per tutti gli scomparsi che nessuno ha cercato. Il giardiniere dell'imperatore si è svegliato presto e ha pulito la terra dove pianterà bulbi di tulipano. Desidera che si sappia.
Michiko ha incrociato un giornalista nelle sue corse disperate che ha raccontato la sua storia.
Hiroshi ha 9 anni e ce l'ha fatta, è stato avvistato da un pilota di un elicottero e tirato su con un verricello al largo di Rikuzen-Takata aggrappato per sette giorni ad una barca rovesciata. Era stato spazzato via mentre era in auto con suo padre. Martedì il padre gli ha infilato i suoi vestiti tolti e stesi ad asciugare dicendogli di non muoversi che raggiungeva a nuoto la riva in cerca di aiuto e che sarebbe ritornato presto a prenderlo. Si era calato in acqua cominciando a nuotare. Non è tornato.
Che si sappia, che non siano vite dimenticate, sprecate.
Stipati nella palestra della scuola elementare di Kesennuma, in pigiami della misura sbagliata un coro di bambini intona sottovoce una canzone.