giovedì 28 aprile 2022

Le nostre armi


....alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente egualmente”.

La guerra che verrà - Bertold Brecht


“ Il mio mitra è un contrabbasso che ti spara sulla faccia, che ti spara sulla faccia ciò che penso della vita” cantava Demetrio Stratos in Gioia e Rivoluzione, un brano del 1975 dell'album Crac!

Le nostre armi sono una chitarra, un pianoforte, una tela con i colori, la danza, il canto, il cinema, il teatro, la scrittura. Arte e poesia che sopravvivono in tempi cupi come questi, viviamo in un tempo strano, sospeso, senza punti di riferimenti, il cosiddetto progresso è cosa diversa da quello che pensavamo e che ci avevano promesso, ci regala solo guerre e distruzione, pandemie e sangue e sacrifici. Pasolini aveva lucidamente dato una definizione, differenziando il progresso dallo sviluppo, dice in una vecchia intervista, sviluppo e progresso sono due cose completamente diverse e contrapposte tra loro, lo sviluppo è della destra economica, dei padroni, potremmo dire ora del neoliberismo, che vogliono la produzione di beni superflui, mentre il progresso è di chi vuole beni necessari. Il capitale è stato molto lucido nel mandare in frantumi la vecchia classe operaia mentre dall'altra parte non c'è stata alcuna riflessione su quale tattica adottare e su quale linguaggio sviluppare per far fronte alle nuove condizioni che lo sfruttamento capitalistico impone. Questa questione riguarda tutti ma soprattutto l'inefficacia dei sindacati e dei partiti di sinistra fagocitati dal sistema. “Il capitale ammorbidisce, tranquillizza, riempie i vuoti, rende inconcepibile scontro e sfruttamento pur senza negare la realtà”. M Fisher “ ci impone di addormentarci in una trance ipnotica” S Zizek. Il “comunismo liberale” dei vari George Soros e Bill Gates, che alla ricerca avida del profitto uniscono la retorica ecologista e delle responsabilità, non è un correttivo progressista dell'ideologia capitalista ma è l'ideologia dominante del capitalismo contemporaneo.

In Ucraina si sta combattendo una guerra per bande, ampiamente prevista da alcuni analisti economici e politici, combattuta in nome del profitto e per imporre il proprio potere sul mondo globale. Da una parte il capitalismo dei CEO che vuole espandere la sua influenza, in cerca di nuovi mercati per alimentarsi vista la scarsità di risorse, dall'altra parte il tentativo di restaurazione, di rimettere insieme i cocci del passato impero andato in frantumi con la caduta del muro di Berlino. Sono due facce della stessa medaglia.

Da questo delirio non se ne esce, il mondo è irrimediabilmente cambiato, non possiamo scansarlo ma solo attraversarlo ed ognuno deve decidere come. Lo stress ed il disagio psichico stanno minando nel profondo le dinamiche individuali e familiari della nostra società. Possiamo contare solo sulla nostra storia che ci viene essenzialmente dalle nostre radici che ci hanno dato una sapienza millenaria e attraverso di essa un legame con la trascendenza come unico percorso superiore alla miseria di questi tempi, la si può scorgere in ogni sottile filo di vita, in tutte quelle forme artistiche e culturali che consentono di ricreare la coscienza del popolo deformata e degradata dal comportamento coatto del potere dei consumi. Bagliori di umanità che esprimono la gioia dell'amicizia e l'innocenza del desiderio. Nell'involuzione drammatica della civiltà, il baluginio percepibile al buio scompare nella luce accecante dei riflettori delle torri di guardia, degli stadi di calcio e dei palcoscenici televisivi.

Come nella “ scomparsa delle lucciole” di Pasolini la sopravvivenza dipende dalla nostra capacità di cercarne il baluginio e di rappresentarlo.

Articolo apparso nel numero di aprile 2022 di Affiches, rivista di Radio Vulture.