mercoledì 27 ottobre 2021

Intervento al Senato del 7 ottobre 2021

 

Mi soffermerò soltanto su due punti, che vorrei portare all’attenzione dei parlamentari che dovranno votare sulla conversione in legge del decreto.
Il primo è l’evidente – sottolineo evidente – contraddittorietà del decreto in questione. Voi sapete che il governo con un apposito decreto-legge, detto di “scudo penale”, n.44 del 2021, ora convertito in legge, si è esentato da ogni responsabilità per i danni prodotti dai vaccini. Quanto gravi possano essere questi danni risulta dal fatto che l’art.3 del decreto menziona esplicitamente gli art.589 e 590 del codice penale, che si riferiscono all’omicidio colposo e alle lesioni colpose.
Come autorevoli giuristi hanno notato, lo Stato non si sente di assumere la responsabilità per un vaccino che non ha terminato la fase di sperimentazione e tuttavia, al tempo stesso, cerca di costringere con ogni mezzo i cittadini a vaccinarsi, escludendoli altrimenti dalla vita sociale e, ora, con il nuovo decreto che siete chiamati a votare, privandoli persino della possibilità di lavorare.
È possibile immaginare una situazione giuridicamente e moralmente più abnorme? Come può lo Stato accusare di irresponsabilità chi sceglie di non vaccinarsi, quando è lo stesso Stato che per primo declina formalmente ogni responsabilità in merito alle possibili gravi conseguenze – ricordate la menzione degli art.589 e 590 del codice penale del vaccino?
Vorrei che i parlamentari riflettessero su questa contraddizione che configura a mio avviso una vera e propria mostruosità giuridica.

Il secondo punto sul quale vorrei attirare la vostra attenzione non riguarda il problema medico del vaccino, ma quello politico del Greenpass, che non deve essere confuso con quello (abbiamo fatto in passato vaccini di ogni tipo, senza essere obbligati a esibire un certificato per ogni nostro movimento). È stato detto da scienziati e medici che il Greenpass non ha in sé alcun significato medico, ma serve a obbligare la gente a vaccinarsi. Io credo invece che si possa e si debba affermare anche il contrario, e cioè che il vaccino sia in realtà un mezzo per costringere la gente ad avere un Greenpass, cioè un dispositivo che permette di controllare e tracciare in misura che non ha precedenti i loro movimenti.
I politologi sanno da tempo che le nostre società sono passate dal modello che si usava chiamare “società di disciplina” a quello delle “società di controllo”, fondate su un controllo digitale virtualmente illimitato dei comportamenti individuali, che divengono così quantificabili in un algoritmo. Ci stiamo ormai abituando a questi dispositivi di controllo – ma fino a che punto siamo disposti ad accettare che questo controllo si spinga? È possibile che i cittadini di una società che si pretenda democratica si trovino in una situazione peggiore di quella dei cittadini dell’Unione sovietica di Stalin? Voi sapete che i cittadini sovietici erano tenuti a esibire una “propiska” per spostarsi da una paese all’altro, ma noi dobbiamo farlo anche per andare al cinema o al ristorante – e ora, cosa ben più grave, per recarci sul luogo di lavoro. E come è possibile accettare che, per la prima volta nella storia d’Italia dopo le leggi fasciste del 1938 sui cittadini non ariani, vengano creati dei cittadini di seconda classe, che subiscono restrizioni che dal punto di vista strettamente giuridico – sottolineo giuridico –, non hanno nulla da invidiare a quelle previste in quelle infauste leggi?

Tutto fa pensare che i decreti-legge che si susseguono l’uno all’altro quasi emanassero da una sola persona vadano inquadrate in un processo di trasformazione delle istituzioni e dei paradigmi di governo tanto più insidioso in quanto, com’era avvenuto per il fascismo, si compie senza alterare il testo della costituzione. Il modello che viene così progressivamente eroso e cancellato è quello delle democrazie parlamentari, con i loro diritti e le loro garanzie costituzionali e al loro posto subentra un paradigma di governo in cui , in nome della biosicurezza e del controllo , le libertà individuali sono destinate a subire limitazioni crescenti.
La concentrazione esclusiva dell’attenzione sui contagi e sulla salute impedisce infatti di percepire la Grande Trasformazione che si sta compiendo nella sfera politica e di rendersi conto che, come gli stessi governi non si stancano di ricordarci, la sicurezza e l’emergenza non sono fenomeni transitori, ma costituiscono la nuova forma della governamentalità.
In questa prospettiva è più che mai urgente che i parlamentari considerino con estrema attenzione la trasformazione in corso, che alla lunga è destinata a svuotare il parlamento dei suoi poteri, riducendolo, come sta ora avvenendo, ad approvare in nome della biosicurezza decreti che emanano da organizzazioni e persone che col parlamento hanno ben poco a vedere. 

Giorgio Agamben



martedì 26 ottobre 2021

Istruzioni preliminari

Il nostro mondo sta scomparendo

i tramonti succedono ai tramonti

si può sentirne lo strappo silenzioso

scorrere il sangue la vita che fugge

su fogli di carta corrosi sbiaditi

accarezzando le parole ancora visibili

supreme famose finzioni si dissolvono

su fogli di carta corrosi sbiaditi

i tramonti succedono ai tramonti

in una realtà caotica ostile immensa

non sappiamo chi siamo nè dove andiamo e

contro l'abuso la convenzione lo svuotamento di senso

non più dominanti e dominati ma forza contro forza

un altro mondo sta apparendo

l'attacco va minuziosamente preparato

non più dominanti e dominati ma forza contro forza

si può sentirne lo strappo sonoro

scorrere il sangue la nuova vita che arriva

                                                           NANNI BALESTRINI

                                                          da "Cosmogonia e altro "

                                                          Derive e Approdi 2018




mercoledì 20 ottobre 2021

Quando la casa brucia

 «Tutto quello che faccio non ha senso, se la casa brucia». Eppure proprio mentre la casa brucia occorre continuare come sempre, fare tutto con cura e precisione, forse ancora più studiosamente – anche se nessuno dovesse accorgersene. Può darsi che la vita sparisca dalla terra, che nessuna memoria resti di quello che è stato fatto, nel bene e nel male. Ma tu continua come prima, è tardi per cambiare, non c’è più tempo.



Quale casa sta bruciando? Il paese dove vivi o l’Europa o il mondo intero? Forse le case, le città sono già bruciate, non sappiamo da quanto tempo, in un unico immenso rogo, che abbiamo finto di non vedere. Di alcune restano solo dei pezzi di muro, una parete affrescata, un lembo del tetto, dei nomi, moltissimi nomi, già morsi dal fuoco. E, tuttavia, li ricopriamo così accuratamente con intonachi bianchi e parole mendaci, che sembrano intatti. Viviamo in case, in città arse da cima a fondo come se stessero ancora in piedi, la gente finge di abitarci ed esce per strada mascherata fra le rovine quasi fossero ancora i familiari rioni di un tempo.
E ora la fiamma ha cambiato forma e natura, si è fatta digitale, invisibile e fredda, ma proprio per questo è ancora più vicina, ci sta addosso e circonda in ogni istante.


Che una civiltà – una barbarie – sprofondi per non più risollevarsi, questo è già avvenuto e gli storici sono abituati a segnare e datare cesure e naufragi. Ma come testimoniare di un mondo che va in rovina con gli occhi bendati e il viso coperto, di una repubblica che crolla senza lucidità né fierezza, in abiezione e paura? La cecità è tanto più disperata, perché i naufraghi pretendono di governare il proprio naufragio, giurano che tutto può essere tenuto tecnicamente sotto controllo, che non c’è bisogno né di un nuovo dio né di un nuovo cielo – soltanto di divieti, di esperti e di medici. Panico e furfanteria.





Da quanto tempo la casa brucia? Da quanto tempo è bruciata? Certamente un secolo fa, fra il 1914 e il 1918, qualcosa è avvenuto in Europa che ha gettato nelle fiamme e nella follia tutto quello che sembrava restare di integro e vivo; poi nuovamente, trent’anni dopo, il rogo è divampato ovunque e da allora non cessa di ardere, senza tregua, sommesso, appena visibile sotto la cenere. Ma forse l’incendio è cominciato già molto prima, quando il cieco impulso dell’umanità verso la salvezza e il progresso si è unito alla potenza del fuoco e delle macchine. Tutto questo è noto e non serve ripeterlo. Piuttosto occorre chiedersi come abbiamo potuto continuare a vivere e pensare mentre tutto bruciava, che cosa restava in qualche modo integro nel centro del rogo o ai suoi margini. Come siamo riusciti a respirare fra le fiamme, che cosa abbiamo perduto, a quale relitto – o a quale impostura – ci siamo attaccati.
Ed ora che non ci sono più fiamme, ma solo numeri, cifre e menzogne, siamo certamente più deboli e soli, ma senza possibili compromessi, lucidi come mai prima d’ora.






È come se il potere cercasse di afferrare a ogni costo la nuda vita che ha prodotto e, tuttavia, per quanto si sforzi di appropriarsene e controllarla con ogni possibile dispositivo, non più soltanto poliziesco, ma anche medico e tecnologico, essa non potrà che sfuggirgli, perché è per definizione inafferrabile. Governare la nuda vita è la follia del nostro tempo. Uomini ridotti alla loro pura esistenza biologica non sono più umani, governo degli uomini e governo delle cose coincidono.




L’altra casa, quella che non potrò mai abitare, ma che è la mia vera casa, l’altra vita, quella che non ho vissuto mentre credevo di viverla, l’altra lingua, che compitavo sillaba per sillaba senza mai riuscire a parlarla – così mie che non potrò mai averle…




Sentirsi vivere: essere affetti dalla propria sensibilità, essere delicatamente consegnati al proprio gesto senza poterlo assumere né evitare. Sentirmi vivere mi rende la vita possibile, fossi anche chiuso in una gabbia. E nulla è così reale come questa possibilità.



Sentirsi vivere: essere affetti dalla propria sensibilità, essere delicatamente consegnati al proprio gesto senza poterlo assumere né evitare. Sentirmi vivere mi rende la vita possibile, fossi anche chiuso in una gabbia. E nulla è così reale come questa possibilità.
Per noi da soli non ci può essere salvezza: c’è salvezza perché ci sono altri. E questo non per ragioni morali, perché io dovrei agire per il loro bene. Soltanto perché non sono solo c’è salvezza: posso salvarmi solo come uno fra tanti, come altro fra gli altri. Da solo – questa è la speciale verità della solitudine – non ho bisogno di salvezza, sono anzi propriamente insalvabile. La salvezza è la dimensione che si apre perché non sono solo, perché c’è pluralità e moltitudine. Dio, incarnandosi, ha cessato di essere unico, è diventato un uomo fra tanti. Per questo il cristianesimo ha dovuto legarsi alla storia e seguirne fino in fondo le sorti – e quando la storia, come oggi sembra avvenire, si spegne e decade, anche il cristianesimo si avvicina al suo tramonto. La sua insanabile contraddizione è che esso cercava, nella storia e attraverso la storia, una salvezza al di là della storia e quando questa finisce, il terreno gli manca sotto i piedi. La chiesa era in realtà solidale non della salvezza, ma della storia della salvezza e poiché cercava la salvezza attraverso la storia, non poteva che finire nella salute. E quando il momento è venuto, non ha esitato a sacrificare alla salute la salvezza.
Occorre strappare la salvezza dal suo contesto storico, trovare una pluralità non storica, una pluralità come via di uscita dalla storia.



Verso il presente si può solo regredire, mentre nel passato si procede diritto. Ciò che chiamiamo passato non è che la nostra lunga regressione verso il presente. Separarci dal nostro passato è la prima risorsa del potere.


L’uomo oggi scompare, come un viso di sabbia cancellato sul bagnasciuga. Ma ciò che ne prende il posto non ha più un mondo, è solo una nuda vita muta e senza storia, in balia dei calcoli del potere e della scienza. Forse è però soltanto a partire da questo scempio che qualcos’altro potrà un giorno lentamente o bruscamente apparire – non un dio, certo, ma nemmeno un altro uomo – un nuovo animale, forse, un’anima altrimenti vivente…

GIORGIO AGAMBEN

https://www.quodlibet.it/giorgio-agamben-quando-la-casa-brucia



lunedì 18 ottobre 2021

A che punto è la notte

 


Mi sembra di riascoltare il ritornello che Margaret Thatcher ripeteva ai minatori britannici in sciopero nel 1984/85 quando picconava i loro diritti acquisiti e distruggeva senza battere ciglio la loro dignità: There is no alternative, there is no alternative. Non ci sono alternative, non ci sono alternative, per dirla con parole povere o mangiate sta minestra o saltate dalla finestra. Derrida e Guattari negli anni '90 mettevano in guardia, non avete ancora visto niente. Beh qualcosa stiamo avvertendo, di qualcosa ne stiamo subendo le conseguenze, virus, controllo algoritmico e collasso ambientale sono entrati nel nostro vivere quotidiano, ancora non abbiamo sperimentato in pieno cosa vuol dire vivere sotto il Premierato assoluto, vista l'investitura che il nostro Premier ha avuto dalla passata convention della Confindustria, un premierato senza scadenza, un autocrate non eletto prende Palazzo Chigi ed esclude dal Parlamento chi non gli obbedisce. Fantastico!!! Poiché non ci sono alternative, né a sinistra e né a destra il Puro Potere vince

Negli anni in cui si faceva politica il dibattito si basava su posizioni ideologiche dove sceglievamo dove posizionarci pur con tutte le manipolazioni che abbiamo subito. Ora invece non esiste dibattito ed ancora più grave non esiste dibattito parlamentare per cui viene meno il concetto di rappresentanza politica in un consesso democratico. La verità è detenuta dagli esperti che hanno le competenze che l'uomo comune non può avere. Il marchio più venduto, il brand che fa impallidire le grandi firme della moda è la Scienza, la Scienza!!! Politiche sanitarie autoritarie travestite da scienza, una scienza piegata dalla politica a fabbricare teorie non supportate dai dati. ( John Ioannidis, epidemiologo di fama mondiale ). Esperti legittimati da chi detiene il potere che da loro voce e presenza mentre le poche voci di dissenso vengono derise, colpevolizzate ed infine criminalizzate. Ormai sono quasi due anni che dura l'emergenza, la gente si sta vaccinando, Svezia, Danimarca e Norvegia stanno tornando alla piena normalità, l'Italia invece continua ad essere un laboratorio politico sociale dove i poteri forti sperimentano le loro strategie. Il neoliberismo ha creato un cortocircuito dove l'individuo diventa mercato e merce di se stesso, l'accoppiamento immondo tra la burocrazia di Stato ed il cinico profitto delle corporazioni che si nascondono dietro virtuali call center hanno costruito una nebulosa senza morale dove è difficile vederne i contorni. Il lavoro diventa sempre più precario e a tempo determinato e toglie alle nuove generazioni la possibilità di programmare la loro vita privata. Il Ceo di Stellantis dice che le fabbriche italiane costano il doppio di quelle spagnole e francesi e qui sorge il dubbio che ridimensioneranno di molto gli impianti italiani e anche l'industria dell'auto abbandonerà il Belpaese. Infatti secondo il Sole 24 Ore del 23/09/2021 il contratto di espansione di Stellantis prevede 130 nuove assunzioni a fronte di 390 nuove uscite. E questo per la nostra zona sarà drammatico. E i sindacati? E i partiti di sinistra? E il Pd? Il PD ??!!

La scuola è diventato un enorme parcheggio dove i ragazzi sanno di doverci restare perché nessuno li manderà via per non perdere i loro budget, catatonici con le cuffie in attesa del prossimo like. Molti genitori hanno perso la loro influenza contribuendo a trasformare i loro figli in consumatori insoddisfatti di cibo, vestiti, giochi e app, incompetenti loro stessi perché hanno una scala di valori impalpabile, mentre agli insegnanti viene chiesto quello che non fa più nessuno: educare, stimolare, disciplinare, comprendere e felicitare. La musica rock e la cultura pop hanno sempre rappresentato un future shock, erano strumenti di cambiamento, di formazione e crescita personale mentre ora quello che rimane del rock non vuole più sovvertire il sistema ma produce per il mercato una falsa trasgressione. Vedi i vari talent, vero Agnelli? I Radioheads invece nel loro nuovo video “ If You Say the Word” denunciano le storture del sistema capitalistico, descrivendo uno scenario distopico con prospettive poco incoraggianti. La pandemia viene da un futuro già scritto che ha accelerato un processo di trasformazione in atto che influenzerà inevitabilmente tutti gli aspetti della nostra vita, siamo stati catapultati nel cyberspazio profetizzato da Gibson nella sua trilogia. E' il nuovo orizzonte della geopolitica, le corporazioni del capitalismo reale mirano ad un mondo dove la distinzione tra virtuale e reale diventa sempre più labile, Alexa, fammi un caffè.

E' piu facile immaginare la fine del mondo che la fine del sistema capitalistico” Mark Fisher.

Dopo questa visione inquietante perché vera abbiamo bisogno di un qualcosa che ci rivitalizzi e lo si può trovare nello stupore e nell'incanto di uno spirito creativo. L'orientamento fondamentale della vita come diceva Deleuze a proposito di Spinoza è che conta solo una cosa: la maniera di vivere. Rendere il desiderio creativo, capace di eludere quanto previsto dal mercato e rendere le proprie scelte politiche; costruire il nuovo dando spazio ai bisogni insoddisfatti prodotti dal neoliberismo in una rete o comunità di amici e vicini dentro la società della distanza è un modo per riappropriarsi del futuro.

Apparso sul numero 12, ottobre 2021, di Affiches, rivista di Radio Vulture