giovedì 24 agosto 2017

terra desolata



Foto di ML




Desolate terre del mio cuore.

L'incessante e  assordante frastuono delle cicale fa da bordone al rumore dei nostri passi.
I cenni di saluto degli anziani che vanno verso casa con movenze stanche rappresentano le rimanenti difese di una memoria rasa. Sui loro volti i segni di vite di paese.
Muri scrostati ed infissi divelti dall'incuria dell'uomo e dall'inevitabile trascorrere  del tempo tenuti insieme da catene e catenacci quasi a voler salvaguardare nonostante tutto segni di un abitare passato.

Mi sembra di vederlo, ora, mentre scende la 'mpitrata con fare disinvolto e leggero, le mani nelle tasche dell'impermeabile svolazzante ed il sorriso ingenuo di chi torna a casa. Sguardo diritto davanti a se.
 " o tu che passi per questa via, alza gli occhi e saluta Maria "
Chissà quante volte avrà percorso in discesa e salita quell'acciottolato che i piedi sapevano dove posarsi senza timore di incespicare e cadere.
A metà strada, sulla destra c'era la casa della sorella prediletta che si annunciava già all'inizio della discesa dall'intenso odore dei gelsomini che spuntavano in alto dal muro del cortile, quasi all'entrata del cancello. Era la sua unica fermata.

Desolata terra del mio cuore.

Borgo concettuale di contenuti fantasma popolato da una comunità che senza farlo a vedere non si fida. La piazza ne sopporta ancora i boriosi passi, stanca e vogliosa di sprofondare per mettere fine alla commedia.
Occhi che si scrutano in silenzio e lingue mute.
Finalmente incurante di una ormai disinteressata identità mi travolge un ineluttabile senso di abbandono che preclude l'oblio.