lunedì 17 novembre 2025

Disintegration tapes


Dove siamo?

in quale girone infernale?

esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura”.

Le avanguardie musicali molto spesso hanno anticipato e percorso lo spirito dei tempi, basti pensare ad alcune canzoni di Bob Dylan. Nei primi anni di questo secolo il compositore americano William Basinski se ne esce con una serie di album, The Disintegration Loops. 4 CD in cui l’artista sovrappone a frammenti di melodie detriti dovuti allo sgretolamento di vecchi nastri di registrazione. Siamo dopo l’11 settembre. E’ un quadro desolante, impressionistico sull’angoscia della frantumazione della vita quotidiana, dei sensi offuscati dal vuoto desolante. A volte la musica si fa rassicurante con frasi di pianoforte che emergono come piccole luci sotto il cielo plumbeo delle città oscurato da microparticelle. Si possono ascoltare echi di Terry Riley e Brian Eno e riferimenti a Philip K. Dick e al suo romanzo Tempo fuori Sesto. Le avanguardie umanistiche e letterarie, invece, perdono il passo poiché mancano di intellettuali eretici e corsari, i pochi che resistono, non hanno lo spazio per far giungere la loro voce alla gran massa di persone, eppure si tratta di nomi illustri e riconosciuti in ambito scientifico e letterario come Agamben o Bifo, su di loro opera una censura sistematica da parte dei maggiori media nazionali, bisogna cercarli sul web o su fogli underground oppure per chi vive nelle grandi città nelle conferenze che tengono in giro per l’Italia. Continuano a svolgere la loro professione in modo libero ed indipendente, indagando e mettendo in guardia sulla disintegrazione delle nostre vite quotidiane, aggrappate con le unghie sull’orlo di un precipizio psicotico. Sembra di essere tornati agli anni settanta con la cosiddetta controinformazione, ora c’è internet che grazie ai social è diventata una fogna, ma soprattutto ci sono fogli e riviste online come Affiches, intelligenti e creativi che diventano comunità e che raccontano quello che potrà esserci, iniziando dalle nostre testimonianze, fogli che diventano azioni di contrasto alla umana dissipatio, che spezzano la cortina di menzogne su cui poggia questo inferno. Fogli come spazi, luoghi di parole, di amicizia, di amore e di rabbia, per non lasciare la nostra storia a chi è abituato a vincere e per ricordare che si è ancora contro, con la voglia di gridare basta, non come reduci irriducibili ma per sottrarsi alla presa di un mondo che non riconosciamo. Da buon filosofo e attenta sentinella di una umanità in disfacimento Bifo individua nell’infantilizzazione permanente l’antitodo al Presente. “Smile ovunque, emoji a pioggia, un faccino sorridente per tenere a bada il mal di vivere. Poi arrivano i ciucci per adulti, celebrati come accessorio glamour o addirittura terapeutico. Negli USA la metà degli adulti da MCDonald ordina il menù bambini. Il fenomeno Labubu, il pupazzetto da appendere alla borsa. L’infantilizzazione di massa più che un gioco assomiglia ad una resa”. Adulti regrediti e anestetizzati in un eterno presente dove anche il pensiero ritorna infantile. Like o dislike, bianco o nero. Ma veramente ci piace così? Sprecare giorni, mesi e anni nell’attesa dell'idiozia di turno che ci intossica ogni speranza, ogni sogno, ogni energia, ogni pensiero, sempre di corsa, indaffarati, acquirenti compulsivi in corpi che sono divenuti pura biologia, svuotati da ogni immaginazione e tarpati nella creatività. Vivere nell’attesa che si compia qualcosa, che si compia la vita stessa, se ancora si può chiamare vita. Ormai è una necessità abolire dalla nostra vita la TV per non essere risucchiati nell’imbecillità, in quel vuoto pneumatico che danneggia la mente ed il cuore, ci si può distrarre in mille altri modi molto più sani. La TV è diventata una fabbrica di fake news, di manipolazioni da chi detiene il potere, è un sistema di cui favorirne l’estinzione, ormai lo abbiamo appurato che creano continuamente eccezionalità per terrorizzarci e stressarci, per controllarci e tenerci a bada. Perché Israele ammazza i giornalisti liberi? Perché invita influencers che ripetono a comando che a Gaza non c’è la fame, che si sta bene e che è tutta colpa di Hamas? E se la gente ci crede allora è irrecuperabile. E siamo alla soluzione finale, alla deportazione dei palestinesi da Gaza. Heidegger in una intervista nel 1976 ha detto che “ solo un Dio ci può salvare”. L’attualità di questa affermazione è evidente per menti ancora libere e aperte specialmente ora che abbiamo rinunciato alla funzione decisiva della spiritualità. Da ormai quasi due secoli, da quando Nietzsche ne ha annunciato la morte l’Occidente ha perso il suo dio. E con il suo dio l’Occidente ha perso la sua identità. Paradossalmente la società in cui viviamo ce ne attribuisce una che poi finiamo per assumere, una identità, un ruolo che non ci rappresenta compiutamente, ma che accettiamo di portare come una maschera, come un attore su un palcoscenico per non sprofondare nella follia. E il Dio, il cui nome non pronunciamo, si rivela nel senso del divino, Agamben ci ricorda che finchè saremo capaci di percepire come divini, un fiore, un volto, un gesto, un’opera d’arte potremo sperare di salvarci, ci basta il divino. Solo il divino ci può salvare”.

Pubblicato sul numero di ottobre 2025 di Affiches