lunedì 17 novembre 2025

Insieme - oltre



E' questo l'unico mondo possibile? E' questa società, questo sistema è l'unico modo dove ci è consentito vivere, dove ci è consentito sopravvivere? Bisogna confrontarsi con queste domande per poter andare oltre, verso nuovi mondi possibili. E' vero quello che ha detto la Tatcher che non c'è alternativa? O quando Mark Fischer, ormai scoraggiato, pronunciò la celebre frase, è più facile che scompaia la razza umana che il capitalismo? Tutto questo confuso progresso che mira solo al profitto a discapito delle classi subalterne, con l'accellerazione della tecnologia e l'IA dopo aver distrutto la forza del movimento dei lavoratori, ha tolto alla maggioranza delle persone anche la capacità di pensare con la propria testa, il pensiero critico, questo capitalismo semiotico porterà alla scomparsa dell'Umanità, così come l'abbiamo intesa noi fino ad ora se non operiamo insieme ed apriamo nuovi sentieri da percorrere. Questo fascismo trumpista ha conquistato la maggioranza dei bianchi depressi perchè funziona come cura aggressiva per la depressione. Siamo posseduti da questi continui segnali e messaggi di un marketing non neutrale poiché il capitalismo contemporaneo mira al mantenimento dello status quo e sente sempre la necessità di aggiornare il consenso e impedirci di immaginare un futuro giusto. Visioni e utopie. Mi viene in mente il genio di Brian Eno, quando agli inizi degli anni 80, esplorò mondi musicali diversi tra loro, oceani di suono dove le note sono onde di uno stesso mare. Ha immaginato e messo in atto le diverse musiche presenti nel mondo, pubblicando una serie di dischi che ha chiamato Possible music. In uno stile unico ha unito sonorità sperimentali elettroniche, proprie della cultura musicale avant-garde occidentale, con le sonorità primitive e le musiche del terzo mondo. Le ha chiamate musiche del Quarto Mondo, Fourth World, avvalendosi della collaborazione di eccelsi musicisti tra i quali il grande Jon Hassell, trombettista, già collaboratore dei Talking Heads. Ebbene si, l'artista comprende prima degli altri la spinta al mutamento poiché si accorge che il mondo così com'è non è perfetto. The times they are a changing, era il 1964 quando Bob Dylan compose questo brano. I tempi stanno cambiando e le manifestazioni a sostegno della Flottilla sono state un segno inequivocabile che la gente non ne può più. Il potere incrinato dalla piazza, dal basso, dai movimenti di base, dalle comunità popolari e reti sociali, fuori dai partiti e sindacati, per reinventare un modo di operare condiviso attraverso pratiche di resistenza per ritornare a vivere insieme. Esiste nei vari angoli del mondo una galassia di micro movimenti, tra i quali un bell'esempio sono i NoTav, un movimento che vede la sua nascita nel 1995 con la grande manifestazione del 2 marzo a Torino, quest'anno è stato il trentennale! I NoTav sono tra i più importanti movimenti in Europa per la difesa del territorio, contro la inutile e devastante linea ferroviaria Alta Velocità Lione Torino. Persone di diversa età e cultura hanno ricominciato a parlarsi, a confrontarsi, a promuovere azioni di protesta e di convivialità, a ricomporre relazioni e ricostruire il tessuto sociale. In tutti questi anni di movimento hanno dimostrato che è possibile avere un altro sguardo sul mondo, diverso dalla sopraffazione e dallo sfruttamento del liberismo finanziario. E' importante poiché serve per dimostrare che è possibile creare qualcosa di diverso da questo capitalismo che si riproduce con le guerre poiché è l'unico modo in cui può sopravvivere. Guerre tra Stati, guerre interne tra fazioni per accaparrarsi più potere, guerre a difesa della democrazia, guerre per la pace. Questa Europa che boicotta gli incontri per la pace in Medioriente o in Ucraina ( il vero stato narcos ) è quanto di più ignobile ci sia contro la storia e la cultura europea. Grazie a Ursula, con la complicità della nostra Giorgia, ci spacciano fake news per convincerci della bontà delle spese per il riarmo. Questa incapacità di non comprendere ed il voler seguire, costi quel che costi, gli obiettivi prefissati come lo sfruttamento delle risorse nel sottosuolo ucraino, le terre rare, il Gaza Resort minaccia di coinvolgerci in una possibile guerra tra le grandi potenze e noi europei nonostante il riarmo faremo la fine dei vasi di coccio del Manzoni.

Stiamo vivendo in uno stato di transizione tra il vecchio mondo andato ed il nuovo ancora non definito, che tarda a nascere volutamente dal potere, strozzato nella culla.

Si vive un disagio psicologico per uno stato di crisi perenne, in un continuo disorientamento che provoca stanchezza e mancanza di entusiasmo che ci viene raccontata come una situazione individuale che va risolta in modo personale. Ma la situazione è molto più complessa quando usciamo dalle nostre stanze perchè ormai stufi di questa condizione e ci chiediamo cosa può avere un senso in questi anni assurdi di frantumazione che hanno minato anche la capacità di fare resistenza culturale insieme alle realtà presenti sul territorio, dove non si riesce a condividere una idea perchè abbiamo dimenticato il significato della parola “insieme”. E' arrivato il momento di dire quello che pensiamo, non fermeremo la tendenza reazionaria globale e le guerre ma almeno riconosceremo lucidamente quello che resta dell'umanità. Questo capitalismo senescente e razzista dopo aver distrutto il clima globale sta distruggendo anche le menti. Se ci stacchiamo

un momento dal vuoto politico e dai continui litigi quotidiani tra i nostri politici di ogni schieramento, ci rendiamo conto che i grandi cambiamenti degli ultimi trentanni, dai NoTav alle comunità autonome del Rojava e dell'America Latina non solo hanno messo in discussione lo stato ed i partiti ma li hanno considerati parti del problema. Guido Viale riprendendo il bel libro dello storico Ilan Pappè, La Fine di Israele, ipotizza un superamento dello Stato, non solo in Palestina, sostituito da una libera convivenza di comunità autonome in grado di negoziare i reciproci rapporti. A due popoli e a due stati ormai non ci crede più nessuno. Nelle manifestazioni per la Palestina c'è stato molto di più della sola solidarietà, c'è stato una aspettativa a rovesciare lo stato delle cose presenti, a rovesciare quella cappa di conformismo complice che caratterizza il mondo politico. La sinistra è convinta di essere la sola depositaria della verità e si è condannata ad una tristezza infinita, incapace come è di aprirsi ad una politica che è anche rituale, mito, teatro, riso, immaginario e desiderio. Sembra che debba sempre ripartire da figure identificative che poi abbandona come sta succedendo con Francesca Albanese, che merita tutto il sostegno possibile, prima indicata come una possibile opzione poi scaricata dall'intellighenzia progressista che si è ben guardata dal leggere i suoi report. Agamben ci ricorda come Simon Weil avesse compreso che la guerra esterna è una guerra civile e la politica estera è una politica interna. La politica è il proseguimento della guerra con altri mezzi. Bisogna andare oltre, oltre questi mediocri burattini che ci governano e che affollano i media e condizionano la nostra vita con le loro stronzate quotidiane, il potere sa reagire alle rivendicazioni e alle proteste ma non sa cosa fare davanti allo sberleffo, al riso, alla festa, alla gioia. Una risata vi seppellirà era lo slogan del '77. Come continuare per non disperdere l'enorme forza e il gioioso spirito emerso nelle manifestazioni per la Flotilla? Spero che non ci si faccia ingannare da una finta pace e dalle manipolazioni che il potere mette in campo. La speranza nasce dal buio che investe i popoli, come ci dice Ernst Bloch nel suo bel Il Principio Speranza, la speranza bisogna cercarla nelle relazioni e nella vita di ogni giorno, in quella galassia di movimenti di base che offrono risposte a bisogni primari come la casa, la salute. Che il compito più arduo è frantumare quella convinzione che la realtà anche se insopportabile è immutabile.

Non lasciamoci avvelenare dalle menzogne del capitale, non arrendiamoci alle deprimenti notizie dei telegiornali. Quanto è bello ritrovarsi nei propri spazi vitali. Come dice Majakovsky ”Bisogna strappare la gioia ai giorni”.

Pubblicato sul numero di dicembre 2025 di Affiches