domenica 14 agosto 2011

Le belle estati

Foto di ML


Anastasia ha detto che la mia è stata un’apparizione, in quanto lei non sapeva nulla della mia esistenza, fino a quando non mi sono presentato un mattino assolato di maggio alla porta della casa di sua madre. Mia cugina. Apparentemente non c’è una causa precisa per questa mia apparizione dopo venti anni, tranne che a gennaio passato era morto mio padre. Zio della mia cugina. Apparentemente anche questa non è una ragione valida. In questo paese che domina la valle del Neto non ci sono nato, ma le mie ossa vengono dalla rupe su cui questo paese è stato edificato. Delle serre, delle colline e delle vigne circostanti è impastata la mia carne. Ma nonostante tutto ogni volta che ci ritorno mi chiedo: “ ma che ci faccio qui?”.
Ma che ci faccio qui? In questo paese ho ballato il tempo delle estati, una decina di giri della bella stagione, a casa dei nonni, in giro per terre e sentieri con Martino. Dopo tanti anni, è tutto cambiato, il paese è sempre lo stesso ma sono cambiate le dimensioni, ora si rivelano più piccole e alla gente devo spiegare a chi appartengo. I nonni sono morti e Martino vive e lavora a Roma, di coloro con cui andavo in giro non c’è rimasto nessuno. La casa dei nonni era antica e molto grande, costruita su uno scoglio, scavandolo erano stati ricavati anche la cantina, con botti enormi, e dei magazzini per il grano. Alla loro morte, gli eredi che se la disputavano erano tanti, per cui si è deciso di venderla. Il carabiniere che l’ha acquistata ha chiamato le ruspe e l’ha rasa al suolo, livellandola alla base della strada. Non c’è traccia neanche dello scoglio.
Non passo più per quella strada, il fastidio è tanto nel non vedere neanche le rovine di quella casa che mi avrebbero restituito qualcosa delle belle estati. Al suo posto c’è una casa anonima, pretenziosa e con tutti i confort, ma che non dice niente a nessuno.
Sopravvissuto alle belle estati, ogni volta che ritorno, ripercorro le strade del paese per non perdere di vista e non dimenticare le spensierate belle stagioni di una volta, ma ciò nonostante continuo a ripetermi:” Che ci faccio qui?”