giovedì 25 giugno 2015

Urkuma ad Archiaro


 
Urkuma, Stefano de Santis, è un salentino con un sorriso semplice e spiazzante che ti guarda negli occhi e allarga le braccia come per scusarsi e ringraziarti. Urkuma è un antico termine dialettale che sta ad indicare uno stato di non-equilibrio, una imminente caduta, uno scompenso psico-fisico: in poche parole, è sinonimo di instabilità. Un “ingegnere del suono” che gira per le varie contrade d'Europa a modulare suoni e frequenze, utilizzando i vari strumenti che all'occasione si presentano, Stefano è incline a fare uso di qualsiasi cosa sia a portata di mano, tra cui laptop, piccoli dispositivi elettronici, clarinetto, effetti, strumenti vocali auto costruiti, nastri, feedback-box e tutto ciò di cui sia possibile abusare per produrre suono. Pur radicato nella sua terra Urkuma è un viaggiatore con il suo trolley di cartone sempre pronto verso nuove mete per raccontare storie attraverso i suoni. Il nome del suo sito ''Sanfocahotel'' rimanda ad un immaginario hotel sulle coste dell'adriatico salentino dove sbarcano profughi di varie nazionalità ed etnie... e' un posto iper-reale, una specie di non-luogo che ospita in se tutti i luoghi comuni del meridione e nel contempo li dissolve. 
Dopo 6 anni è tornato ad Archiaro per mettere in scena come un alchimista “gli elementi che muovono il mondo” in quattro atti, ribaltando la costruzione e lo scorrere del tempo in uno spazio, Archiaro, pronto e capace di accoglierlo. Ed ecco, da buon salentino, il tamburello suonato dagli impulsi di frequenze generate da un mixer in un drone continuo che Urkuma modula con l'imposizione delle mani. ( Nelle rappresentazioni lo sciamano suona il tamburo per esorcizzare paure e chiamare a raccolta gli spiriti buoni e scacciare quelli cattivi ). Il traliccio dell'alta tensione trasformato in totem e altare per un rito che infonde fiducia e plasma materia che si libra nell'aria ormai spirito. Lo scorrere dell'acqua frammentato e interrotto volutamente e alla fine accompagnato da campane capovolte e suonate con l'archetto del violino a ricomporre una suite quieta e ipnotica. L'atto conclusivo nell'arena naturale di Archiaro con una singola traccia composta per l'occasione da field recordings e drones che termina in loop sulla filastrocca di una anziana donna del Salento che in un rosario pagano enumera santi, numeri ed atti come una litania senza tempo. Sud e magia.
La rassegna di Archiaro, ormai decennale, proponendo artisti internazionali di ampio respiro, rappresenta una autentica fucina che sperimenta idee e le trasforma in atti, quasi una factory; negli anni si è rivelata una importante azione culturale e, pur rimanendo underground e sotterranea, uno spazio di confronto e di crescita individuale e collettiva, in perfetta armonia con l'ambiente circostante.