giovedì 23 ottobre 2014

an ghin gò


 
Simulacri come sagome dai contorni ben definiti e quindi illuminanti per coscienze pronte, come alieni caduti sulla terra, gettati into the darkness, a miracol mostrare in cerca di memorie di anime soverchiate e irretite. Corpi solitari, a prima vista sembrano smarriti dal loro venire uno a fianco dell'altro, si aggirano per le terre per riproporre il reale e ricomporre frantumi di specchi impolverati al suono di una filastrocca appena sussurrata, an ghin gò.......
In un tempo dove la riproduzione tecnica sembra ridisegnare le emozioni, dove gli interfaccia digitali garantiscono la nostra sopravvivenza e dove i confini tra intimità e solitudine segnano la fine dell'uomo come essere sociale, an ghin gò spiazzano e spezzano l'artificio della finzione, come in un teatro dei pupi senza burattinai, per vivere in prima persona la fiaba di una umanità tangibile che resiste dopo la grande mutazione.  
Esiste un qualcos'altro, come una zona intermedia dove la durata di " nè passato e nè futuro “ dipende dalla distanza. Secondo la concezione einsteiniana della relatività ristretta lo spazio ed il tempo per non svanire in un nulla fatto solo di nebbie si ricongiungono in un'unica realtà: lo spaziotempo. An ghin gò ci fa riflettere sullo stretto presente dell'attimo senza tempo parlando di noi in un salto all'indietro per reinventare un' umanità possibile. " Aver riportato nel km tutto quello che è oltre il km e non viceversa” commenta Tommaso Cosco, autore ed ideatore dell'opera.