martedì 24 settembre 2024

Anselm Kiefer

 



Ho avuto l’occasione di avvicinarmi all’opera di questo grande artista tedesco guardando il film che il suo grande amico Wim Wenders gli ha voluto dedicare: Anselm. Un film che ha avuto una fugace apparizione in alcuni cinema della penisola. Spero che tutti possano vederlo, magari in TV, su qualcuna di queste piattaforme che hanno avvelenato la settima arte e corrotto le anime degli utenti. Dopo qualche tempo a Firenze, nelle sale di Palazzo Strozzi, uno dei palazzi più belli di Firenze, viene presentata una splendida mostra di questo straordinario artista: Angeli Caduti. Che combinazione!! Ne ho subito approfittato. Una mostra pensata esclusivamente per gli spazi di Palazzo Strozzi, infatti Kiefer ha visitato le sale e gli spazi per predisporre le opere, lo si può notare subito dalla grande opera che accoglie il visitatore nel cortile rinascimentale di Palazzo Strozzi. I curatori della mostra hanno fatto la spola tra Firenze e Barjac, nel sud della Francia dove si trova il suo immenso atelier. In capannoni e complessi postindustriali Kiefer accumula scarti, materiali e oggetti, detriti, che utilizza per le sue opere.  Una mostra che fa riflettere sull’identità e sulla propria cultura. Con le sue prime opere ha affrontato la storia del Terzo Reich e si è confrontato con l’identità post-bellica della Germania come mezzo per rompere il silenzio sul passato recente. Alla fine degli anni '60, tra Germania, Italia e Svizzera espone provocatoriamente autoritratti, foto e quadri, con il saluto nazista su sfondi di rovine e campagne, una azione politica senza mediazioni rivolta verso i propri connazionali che fanno finta di non sapere, di non vedere e che non vogliono ricordare ma solo rimuovere dalla propria coscienza. Anselm lo può fare perché non c’era, non ha colpe. Un viaggio poetico utilizzando pittura, scultura, installazione e fotografia, è un percorso di introspezione sull’essere umano, esplorando le connessioni tra passato, presente e futuro. Una ricerca continua sui temi della memoria, del mito, della storia, della letteratura e della filosofia. Ogni sua opera esprime il rifiuto del limite, non solo nelle dimensioni ma nell’uso dei materiali come un moderno alchimista che sonda le profondità dell’anima. Wim Wenders, il grande regista tedesco nel suo documentario su Kiefer rappresenta una drammaturgia che esplora il dramma più intimo di un uomo, con la notevole forza espressiva delle immagini ed un linguaggio poetico che si avvale delle poesie di Celan che rappresentano il filo conduttore dell’intero film, insieme al commento sonoro delle musiche di Leonard Kubner e ai versi proclamati ad alta voce. I due Wenders e Kiefer, sono amici e coetanei, entrambi nati nel 1945, alla fine della guerra, in una Germania ridotta in macerie. Testimone consapevole della pagina più drammatica della Storia, ma senza colpe cresciuto tra le macerie, fa i conti con la propria identità attraverso l’arte a partire dai materiali impiegati, piombo, gesso, terra, e dalle dimensioni dei formati. Nel film di Wenders viene ritratta una profonda similitudine tra Kiefer e Celan il poeta dell’Olocausto, dove Anselm sembra rappresentare in immagini la lingua aliena di Celan di cui vengono citati i versi di una delle poesie più note, Fuga di morte. Come Celan Kiefer crede che sia indispensabile avvicinarsi all’0rrore con la sola realtà possibile: la poesia. Celan si confrontò per tutta la vita con la famosa frase di Adorno circa ” l’impossibilità di scrivere poesie dopo Auschwitz”, il risultato fu Todesfuge, Fuga di morte, che mette in versi l’elaborazione storica dell’Olocausto.

Negro latte dell’alba noi lo beviamo la sera
noi lo beviamo al meriggio come al mattino lo beviamo la notte
noi beviamo e beviamo
noi scaviamo una tomba nell’aria chi vi giace non sta stretto….

L'Anselm di Wenders regala allo spettatore un riassunto della complessa opera di Kiefer che ha lavorato tutta la vita sulla storia del popolo tedesco e sulla tragedia dell’olocausto, Wenders ricorda come “ sono stato sempre impressionato dall’immensa portata del suo lavoro che ha approfondito la storia, l’astronomia, la filosofia, la fisica e i miti. Non ci sono limiti alla sua tavolozza e alla sua immaginazione.”

La mostra sarà ancora visibile fino al 21 luglio 2024 - Palazzo Strozzi - Firenze

Articolo apparso sul numero di luglio 2024 di Affiches, rivista di Radio Vulture