martedì 24 settembre 2024

Civil War

 

 

Ho visto Civil War e mi ha lasciato perplesso. Civil War è un film che sta girando nelle sale cinematografiche italiane con gran successo di pubblico. Il regista, produttore e scrittore Alex Garland è un buon mestierante con alle spalle numerose regie e libri che sono diventati dei cult come The Beach da cui è stato tratto il film omonimo interpretato da Leonardo di Caprio. Le mie perplessità non sono di natura artistica su come è stato girato il film, anzi Alex Garland gira in modo magistrale e rappresenta alcune scene di guerra con una fotografia che si può dire glamour, da riviste di moda patinate. Le mie perplessità sono di natura sostanziale. Il film non spiega niente, non ti dice come è scoppiata la guerra, chi sono i buoni ed i cattivi. Non c'è un prima o un dopo solo il presente fermato da uno scatto, un freeze frame, da uno sparo. One shoot. Che immobilizza il momento, il presente. Da una parte ci sono due stati, Texas e California, dall'altra ci sono gli altri che sostengono il Presidente degli Stati Uniti. Texas e California sono due stati diversi tra loro, il Texas conservatore e la California progressista, ma alleati. Questa guerra è seguita da un anziano e disilluso giornalista, due fotoreporter ed un autista. Ed ecco la celebrazione americana del giornalismo libero ed indipendente, ripreso in tanti film. Le due fotoreporter seguono il conflitto senza alcuna emozione, cinicamente alla ricerca del miglior scatto, della foto migliore che può essere venduta, cariche di adrenalina, incuranti del pericolo. Tra cecchini e bande di armati in divisa e senza. Come spiega un cecchino” Ci sono uomini che ci vogliono ammazzare e noi vogliamo ammazzare loro”. Non ci sono motivazioni ideologiche o ideali. Nei film di guerra hollywoodiani il Presidente è sempre l'ultimo ad arrendersi o che salva l'America ed il mondo intero con il suo eroismo mentre invece in Civil War i suoi avversari lo vanno a prendere alla Casa Bianca dopo avere eliminato le sue guardie e lo giustiziano nonostante le sue preghiere di essere risparmiato. Civil War non da risposte ma fa domande, mette in scena la stupidità dell'uomo e l'insensatezza della guerra. Ragionandoci sopra mi sono chiesto, come mai un film del genere a pochi mesi dalle elezioni presidenziali statunitensi? I sondaggi dicono che vincerà Trump, questo film vuole essere un avvertimento su chi votare? Oppure se vince Trump questa sarà la fine che gli vogliono far fare? E' strano per un film hollywoodiano, sarei stato meno perplesso se si fosse trattato di un film indipendente. Ed allora mi si insinua il dubbio, sembra una grande finestra di Overton, la preparazione dell'opinione pubblica verso un possibile scenario futuro, a rendere accettabile l'inaccettabile, una amara distopia su quello che potrebbe avvenire. O su quello che sta già accadendo in alcune parti del mondo. Sembra quasi che molti sceneggiatori lavorino o siano imbeccati dal Pentagono, non è la prima volta che lo fanno, da Hoover in poi. Oppenheimer, il film di Christopher Nolan, vince 7 statuette agli Oscar 2024 e sui media si parla da tempo di probabile conflitto nucleare tra la Nato e la Russia, che capacità profetiche ha Hollywood. Hollywood Babilonia. Mentre si moltiplicano nel mondo, specialmente in Germania, le censure e le manganellate per chi protesta per una Palestina Libera, per esempio a Varoufakis è stato proibito in Germania di partecipare ad un convegno su Gaza e gli studenti che protestano vengono scientificamente picchiati dalla polizia, nonostante l'assemblea generale dell'ONU abbia riconosciuto a stragrande maggioranza la Palestina come stato membro delle Nazioni Unite, naturalmente il Governo Italiano si è astenuto. Ma anche in Italia ci sono associazioni, gente comune e studenti universitari che si stanno muovendo e protestano a favore della Palestina, a Bologna gli studenti hanno occupato piazza Scaravilli con le loro tende, anche a Palermo sta succedendo la stessa cosa mentre in Spagna il Governo si è detto orgoglioso delle proteste dei giovani spagnoli ed ha avviato l'iter per il riconoscimento della Palestina. Negli USA dove tutto è iniziato i giovani universitari devono vedersela con le violenze della più cattiva polizia del mondo. L'ultimo episodio, che non centra nulla con le proteste per Gaza ma fa capire l'obnubilamento della polizia americana, riguarda un giovane italiano che poteva finire come George Floyd, incaprettato e malmenato dalla polizia statunitense, altro che gli ungheresi e dal nostro Governo nessuna protesta. E' proprio vero siamo servi e vassalli del governo statunitense. La cosa che stona e fa discutere è che a differenza del '69 dove a Berkley le amministrazioni universitarie sostenevano le proteste dei propri studenti, ora sono proprio le governance universitarie a chiamare la polizia per far sgombrare gli studenti. Ormai è cambiato il ruolo delle università, sono delle fabbriche. Delle aziende dove non si cerca più di impartire i valori di libertà, di solidarietà ed empatia, di mirare alla crescita culturale dei giovani ma gli studenti sono la materia prima del processo produttivo che non deve essere disturbato e qualsiasi interferenza con questo processo deve essere eliminata anche con l'utilizzo della forza. Le università americane producono top manager, amministratori delegati e quadri direttivi, il cui fine è sempre il profitto. Quanta differenza con il '68 alla Columbia University quando si protestava contro la guerra del Vietman, nel '68 il movimento contro la guerra è diventato una forza politica che ha cambiato comportamenti e relazioni sociali, l'identificazione con i vietcong implicava l'emancipazione dal colonialismo mentre urlando Free Palestine non ci si identifica con Hamas ma è un grido disperato per la fine delle illusioni di un futuro luminoso, è la consapevolezza che non ci sarà nessuna emancipazione sociale ma solo disagio culturale e psicologico per le condizioni di vita sciupate e sprecate, sempre con la Spada di Damocle di nuove emergenze globali e di una possibile guerra nucleare. Il rifiuto etico di farsi strumento della violenza imperialista deve trovare però un punto di arrivo nel farsi organizzazione, nel creare forme di autonomia nel ciclo di produzione dei lavoratori cognitivi. E' il momento giusto, nella storia dell'umanità non c'è mai stato un periodo storico come questo e guarda caso le forze di sinistra sono allineate ai voleri delle elite finanziarie mentre la vittoria del neoliberismo si accompagna, specialmente in Europa, con l'ascesa delle destre. Enzo Traverso suggerisce la nozione di “postfascismo” non più facismo ma neppure qualcosa di diverso, un insieme di esperienze transitorie, eterogenee in bilico tra un passato concluso ma ancora vivo nella nostra memoria ed un futuro incerto. Alle prossime elezioni europee le classi subalterne non sono rappresentate da nessuno ma ci sono molte liste false flag che si ergono come rappresentanti del dissenso, molti tribuni e avvocati del popolo che urlano e schamazzano quotidianamente sui media mainstream ma che in concreto sono organici al sistema, rappresentano dependance e filiali del potere. Una guerra civile preparata ad hoc, dove ci sono due fazioni che fingono di combattersi teoricamente ma che nel concreto sono servi dello stesso padrone. Intanto stanno tenendo in vita una guerra che è già finita da un po', di ieri ( siamo a metà maggio ) sono le dichiarazioni di Budanov, il capo dei servizi segreti di Kiev, che ammette che l'Ucraina è al collasso. Dopo Macron anche Monti ipotizza l'invio di truppe in Ucraina con la giustificazione che solo con il sangue dei nostri soldati si può cementare l'unione europea. Chiamate la neuro!!! L'Europa deve decidere se entrare veramente in guerra contro la Russia per servire gli interessi degli USA, negli ultimi giorni non si esclude una nuova opzione, persa ormai l'Ucraina gli atlantisti non demordono e pensano di aprire nuovi fronti di guerra e sacrificare nuove ucraine, si intravedono nubi scure sui cieli della Georgia ( ex URSS ). Il primo ministro georgiano Kobakhidze dichiara” Dal 2022 c'è un forte interesse per l'apertura di un secondo fronte in Georgia che indebolirebbe la Russia ma distruggerebbe il nostro Paese. Nel mondo moderno c'è un partito della Guerra Globale che non è interessato al destino dellla Georgia ma ad indebolire la Russia”. I leader europei si affannano a smentire qualsiasi coinvolgimento ed a sospendere gli aiuti a Kiev ma solo perchè tra poco ci sono le elezioni europee. Mediobanca analizza i fatturati delle multinazionali della Difesa. Nei primi 3 mesi del 2024 la Rheimetall ha quasi raddoppiato il suo valore di borsa (+82%), in questa speciale classifica l'italiana Leonardo ha fatturato + 56% mentre Fincantieri è al nono posto con il +22%. La tedesca Von der Leyen starnazza” servono più armi, dobbiamo produrne come è stato fatto con i vaccini” Ed ecco la truffa svelata. La guerra è un grande affare, ogni giorno sono spesi in armi quasi 7 miliardi. Fonte: Il Fatto Quotidiano. E chi non è d'accordo come il premier slovacco Fico, guarda caso rimane coinvolto in un attentato alla sua vita perpetrato da un pensionato di 71 anni che i media italiani quasi giustificano, come la Repubblica, mentre il Corriere fa un parallelismo addirittura con Majakovsky. Ma non si vergognano? Fico è stato il governante europeo più attivo a proporre l'interruzione dell'invio delle armi a Kiev ed il più propenso a ricostruire relazioni pacifiche con la Russia. Per avere sostenuto le ragioni della pace viene considerato dai media mainstream “filorusso”. Persa ormai la guerra in Ucraina, il partito delle armi sta adottando nuove strategie? Siamo all'interno di una narrazione che chi ce la racconta ha tutti gli interessi che divenga l'unica realtà. E se non ripeti le mostruosità che ogni giorno ci propinano sei escluso da tutto. O peggio ancora eliminato.

Ultimora: la Corte Inglese ha negato l'estradizione di Julian Assange negli USA. Finalmente una buona notizia. Non si fa in tempo a gioire che ne arriva un'altra cattiva, l'elicottero di Raisi è caduto, nessun superstite. E' troppo presto per fare ipotesi anche se sembra un incidente meccanico.


 Articolo apparso sul numero di giugno 2024 di Affiches, rivista di Radio Vulture