Urkuma, Stefano de Santis, è un
salentino con un sorriso semplice e spiazzante che ti guarda negli occhi
e allarga le braccia come per scusarsi e ringraziarti. Urkuma è un
antico termine dialettale che sta ad indicare uno stato di
non-equilibrio, una imminente caduta, uno scompenso psico-fisico: in
poche parole, è sinonimo di instabilità. Un “ingegnere del suono”
che gira per le varie contrade d'Europa a modulare suoni e
frequenze, utilizzando i vari strumenti che all'occasione si
presentano, Stefano è incline a fare uso di qualsiasi cosa sia a
portata di mano, tra cui laptop, piccoli dispositivi elettronici,
clarinetto, effetti, strumenti vocali auto costruiti, nastri,
feedback-box e tutto ciò di cui sia possibile abusare per produrre
suono. Pur radicato nella sua terra Urkuma è un viaggiatore con il
suo trolley di cartone sempre pronto verso nuove mete per
raccontare storie attraverso i suoni. Il nome del suo sito
''Sanfocahotel'' rimanda ad un immaginario hotel sulle coste
dell'adriatico salentino dove sbarcano profughi di varie nazionalità
ed etnie... e' un posto iper-reale, una specie di non-luogo che
ospita in se tutti i luoghi comuni del meridione e nel contempo li
dissolve.
Dopo 6 anni è tornato ad Archiaro per mettere in scena come
un alchimista “gli elementi che muovono il mondo” in quattro
atti, ribaltando la costruzione e lo scorrere del tempo in uno
spazio, Archiaro, pronto e capace di accoglierlo. Ed ecco, da buon
salentino, il tamburello suonato dagli impulsi di frequenze generate
da un mixer in un drone continuo che Urkuma modula con
l'imposizione delle mani. ( Nelle rappresentazioni lo sciamano
suona il tamburo per esorcizzare paure e chiamare a raccolta gli
spiriti buoni e scacciare quelli cattivi ). Il traliccio dell'alta
tensione trasformato in totem e altare per un rito che infonde
fiducia e plasma materia che si libra nell'aria ormai spirito. Lo
scorrere dell'acqua frammentato e interrotto volutamente e alla fine
accompagnato da campane capovolte e suonate con l'archetto del
violino a ricomporre una suite quieta e ipnotica. L'atto conclusivo
nell'arena naturale di Archiaro con una singola traccia composta per
l'occasione da field recordings e drones che termina in loop sulla
filastrocca di una anziana donna del Salento che in un rosario pagano
enumera santi, numeri ed atti come una litania senza tempo. Sud e
magia.
La rassegna di Archiaro, ormai
decennale, proponendo artisti internazionali di ampio respiro,
rappresenta una autentica fucina che sperimenta idee e le trasforma in atti, quasi una
factory; negli anni si è
rivelata una importante azione culturale e, pur rimanendo underground e
sotterranea, uno spazio di confronto e di crescita individuale e
collettiva, in perfetta armonia con l'ambiente circostante.