lunedì 10 marzo 2025

Povera patria

 


Ma come abbiamo fatto a passare da Povera Patria di Battiato a I p' te tu p' me di tal Geolier? Che l'Italia fosse un paese in declino ce ne eravamo accorti da un bel pezzo ma ne abbiamo avuto la conferma dopo aver letto le classifiche di Spotify sugli artisti più seguiti e le canzoni più ascoltate in Italia nel 2024. Geolier, Sfera Ebbasta, Lazza, Tedua, Anna, Tony Effe, Guè, Kid Yugi, Capo Plaza, Shiva. Musica di plastica, di consumo e godimento immediato ma poi sai che godimento ascoltare una strofa di questi scappati di casa. Marketing e obsolescenza programmata che non hanno niente a che fare con la vera musica e la vera arte. Avevamo già detto la nostra sui Maneskin, quattro bei ragazzi senza nessun talento che si sono sciolti dopo un paio di anni di attività. Ora l'industria discografica ritenta con il front man, solo nuovo look. Per le canzoni ripassare! Siamo diventati un paese che accetta tutto, che digerisce tutto che si fa passare tutto sopra, siamo diventati un paese dove gli analfabeti funzionali sono la maggioranza. La sinistra italiana, che ha sempre fatto della cultura il suo fiore all'occhiello, ha fallito miseramente lasciandoci tutto questo sfacelo, riducendo la scuola italiana ad un recinto per disadattati tenuti a bada da molti ottimi insegnanti, con stipendi da fame, ridotti al ruolo di impiegatucci. Sposando il liberismo economico ha reificato ogni aspetto della vita sociale, economica e politica riducendo tutto a mera merce. In tutti i campi della cultura l'Italia ha dato prova di se, anche nella musica e nella canzone, a dirla con le parole di Jannacci canzonette, abbiamo avuto artisti di livello eccelso e contenuti artistici invidiabili: Battisti, De Andrè, Gino Paoli, Claudio Rocchi e Claudio Lolli, Battiato, De Gregori, Bertoli, Ivan Graziani, Giorgio Gaber e tanti, tanti altri che volutamente tralascio di citare, la lista sarebbe molto lunga, fino ad arrivare ai CSI, a Daniela Pes e Vasco Brondi. Per non parlare della musica colta, l'Italia come Paese del Bel Canto e dei tanti jazzisti italiani, sperimentatori e ricercatori contemporanei in giro per il mondo. Gaber lo aveva anticipato e per questo era stato anche criticato, la cultura è per pochi, per chi è curioso ed è disposto a fare anche dei sacrifici economici perchè consapevole di elevarsi da tanta bruttezza. E miseria quotidiana. Per chi è capace di apprezzare l'arte, per chi si interroga, per chi si ribella al conformismo becero ed esercita la disobbedienza contro modelli svuotati di anima e coscienza come atto di libertà. Per il popolino e la loro prole vanno bene Tony Effe e Sfera Ebbasta. E' inutile che ci facciamo illusioni, purtroppo la realtà è questa, la cultura è nutrimento dell'anima e di questi tempi la gente non vuole pensare, vuole essere intrattenuta tra un aperitivo ed una banalità scritta sui socials. Mi viene in mente una polemica, di tanti anni fa, tra Beniamino Placido e Jovanotti, ripresa poi da Natalia Aspesi e Michele Serra che definì il Cherubini come “ una delle più implacabili manifestazioni dell'idiozia mai apparse sotto il sole”. Le menti più lucide di una certa intellighentia avevano capito, lanciando un allarme sulla nocività di alcuni modelli che avrebbero avvelenato l'aria ai giovani più ingenui e meno preparati, poi il neoliberismo ha vinto, Beniamino non c'è più, la Aspesi è ormai novantenne e Serra sdraiato nella sua amaca. Il personaggetto continua a sparare le sue cazzate, polemizzando con Guccini paragonando La locomotiva a Gloria di Umberto Tozzi e sproloquiando sulla colleganza tra Mozart e Tony Effe. Purtroppo i suoi deliri vengono ripresi ed amplificati dai grandi media e giornaloni nostrani che riempiono le loro pagine di notizie senza senso invece di dare notizie sui fatti importanti. A proposito in Germania hanno premiato Travaglio come giornalista dell'anno per la libertà di stampa, uno dei pochi non allineati. Non vogliamo dimenticare che il Jova anni fa ha partecipato ad un evento elitario massonico del Gruppo Bildenberg di cui si è detto entusiasta. Meno male che durante le passate ferie la TV pubblica ha trasmesso due appuntamenti per me irrinunciabili, il concerto di Capodanno dal Teatro della Fenice di Venezia e quello da Vienna diretto dal nostro Riccardo Muti. Il Bel Canto, le arie inarrivabili dei nostri Puccini e Verdi, la poesia e la commozione per tanta bellezza che la nostra storia culturale ha dato al mondo hanno spazzato via il relativismo nichilista che crea confusione e distrugge la memoria. Per il disastrato cinema italiano il discorso è più complesso, e ci ritorneremo, nelle classifiche di fine anno dei migliori film italiani pubblicate da riviste e siti specializzati su 30 film ce ne sono solo 4 di italiani che hanno avuto una valutazione di almeno 4.5. Bestiari, Erbari, Lapidari di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti, Segnali di Vita di Leandro Picarelli, Eterno Visionario di Michele Placido e Il Tempo Che Ci Vuole di Francesca Comencini. Guadagnino è menzionato come regista e produttore, l'unico che è riuscito a creare una factory. Sono appena uscite le liste dei BAFTA 2025, gli Oscar inglesi, e La Chimera di Alice Rohrwacher tanto ignorata dai critici nostrani quanto apprezzata da Justine Triet che ne ha elogiato il talento entra nelle nominations sia come Miglior Film Straniero che come Regia. Challengers di Luca Guadagnino entra nella categoria della Sceneggiatura con Justin Kuritzkes e nel Montaggio con il giovane Marco Costa. Ora Jane Champion ( Lezioni di piano ) in una lettera aperta riportata su Variety ha voluto condividere la sua ammirazione per Maura Delpero e il suo Vermiglio, Leone d'Argento all'ultima Mostra del Cinema di Venezia e candidato italiano agli Oscar 2025, nonostante continui a circolare la notizia falsa che sia l'insopportabile film della Cortellesi a gareggiare. Jane Champion dice” Vermiglio mi ha stregato! Provo un profondo apprezzamento per le formidabili capacità di Maura Delpero nel gestire una storia di questa portata con tanta maturità. Sono emozionata dai suoi punti di forza e dalla sua determinazione e dalla bellezza che raggiunge in Vermiglio”. Ci voleva una cineasta straniera per rendere giustizia a quel poco di bello che produce il nostro cinema mentre i nostri critici sonnecchiano appiattiti nel mainstream. Negli ultimi anni stanno nascendo siti e riviste cartacee che parlano di cinema, curati da giovani appassionati, preparati e liberi di pensiero. Una piattaforma per cinefili come mubi.com che propone film, che non avrebbero altra visibilità, di registi da ogni parte del mondo ha organizzato a Milano nel dicembre scorso il suo festival a cui hanno partecipato registi, attori, addetti ai lavori ma anche tanta gente comune. Un successo che fa ben sperare. Il cinema riscopre la sua funzione sociale e politica e ritorna alla gente fuori dalle accademie. Il cinema italiano è in mano alle cricche, inoltre sconta la mancanza degli sceneggiatori di una volta e della poco valorizzazione delle maestranze, i registi vogliono fare tutto loro, dal soggetto alla sceneggiatura alle musiche, lavorano sempre gli stessi con prodotti così scadenti che non si possono vedere neanche gratis in TV. La cricca romana del politicamente corretto riunita intorno ai sinistrati del PD ha fatto terra bruciata. Ma possiamo lasciare la nostra cinematografia in mano alla Cortellesi e ai Mastandrea?


 Articolo pubblicato sul numero di febbraio 2025 di Affiches, rivista di Radio Vulture