Foto di Tommaso Cosco
Arriva naturale, certo, l'appuntamento annuale con Archiaro così come parteciparvi è diventato imprescindibile per esigenza e necessità. L'attesa si diluisce nei giorni e nei mesi con la piacevole consapevolezza di un ritrovarsi in un angolo di mondo che ormai è stato adottato da quanti vi partecipano.
Un festival che dura un solo giorno, sotterraneo, quasi carbonaro, che si trasforma in festa, una festa popolare di campagna, postmoderna, un unicum, poichè non esiste in Italia un'altra esperienza del genere, ed un continuum, perchè le proposte vanno nella direzione tracciata dal solco delle prime edizioni. In un contesto simile non poteva mancare la musica delle origini, la musica "naturale" di Mariolina Zitta.
Si definisce una non musicista nell'accezione classica del termine ma la sua è “musica delle origini”. Utilizzando oggetti sonori quali legni grezzi,
conchiglie tromba, lastre di serpentino, corni, flauti in osso... riesce a plasmare una materia sonora che fa da tramite tra la dimensione della natura e quella dello spirito permettendo, attraverso l'ambito spirituale dell'uso della voce, una simbiosi cercata e finalmente ritrovata. La partitura proposta ad Archiaro ripercorre i suoi lavori precedenti dedicati alle stalattiti e alle pietre sonore e le field recordings dei pipistrelli ottenute abbassando le frequenze inudibili mediante l'uso del bad detector, ma vengono proposti anche nuovi suoni catturati in esperienze inusuali come le registrazioni dei bramiti dei cervi della Valtellina, registrati durante la notte e all'alba. Un universo sonoro che da forza a gesti e a cadenze che si ricompongono in una sorta di danza arcaica quando le vibrazioni percepite liberano energie sotterranee latenti, bisognevoli di essere riportate alla giusta dimensione. A tal proposito,
un altro risvolto significativo del suo lavoro è stato nel percepire un
senso del “tempo diluito”, necessario per concepire un'ambientazione in loco. Un sentimento vicino a una spiritualità di tipo
animista, trasmessa in toto dalla forza dello strumento naturale.
La partecipazione è stata totale e l'ascolto attento, le voci hanno continuato a risuonare sulle colline di Archiaro fino a tardi, mischiate ai campanacci delle pecore e ai rumori della notte portati da un sottile venticello, il cielo benchè a tratti coperto da nuvole non ha negato lo spettacolo delle stelle e con lo sguardo appagato rivolto a quell'infinito qualcuno ha intonato un canto, una canzone silenziosa come una preghiera di ringraziamento per la magia vissuta, in una sera di fine giugno, in un angolo di mondo.
"Per questo la mia sensibilità mi ha portato a esprimermi con il suono,
attraverso il quale descrivo paesaggi e sensazioni. In quest'accezione
sì, posso essere una musicista, ma di sicuro non ho una mente
strutturata per la musica in senso stretto".
Mariolina Zitta dedica la sua attività soprattutto alla conduzione di laboratori didattici e incontri concerto sulle sonorità naturali dedicati ai bambini nelle scuole e all’allestimento di mostre di oggetti sonori e strumenti musicali in materiale di natura. La partecipazione è stata totale e l'ascolto attento, le voci hanno continuato a risuonare sulle colline di Archiaro fino a tardi, mischiate ai campanacci delle pecore e ai rumori della notte portati da un sottile venticello, il cielo benchè a tratti coperto da nuvole non ha negato lo spettacolo delle stelle e con lo sguardo appagato rivolto a quell'infinito qualcuno ha intonato un canto, una canzone silenziosa come una preghiera di ringraziamento per la magia vissuta, in una sera di fine giugno, in un angolo di mondo.