Foto di Alessandra Mr D'Agostino
Il mondo sta attraversando una fase nuova della sua
evoluzione, i mutamenti sono sempre più veloci e gli schemi lineari
e convenzionali non rispondono più a quelle che sono le nuove forme
di comunicazione e di conoscenza. Nell’era dell’informazione si
parla di evoluzione e anche se sono sempre le avanguardie quelle che
indicano la via, spetta a tutti gli esseri umani la responsabilità
di riscrivere la grammatica del proprio vivere. La globalizzazione ha
paradossalmente portato alla personalizzazione delle esperienze
vitali e mai come ora si sono amplificate le capacità di scelte e la
possibilità di intervenire sulle proprie identità attraverso una
contaminazione dei generi che fa spostare sempre più in là le linee
di confine. Le nuove forme di tecnologia stanno creando spazi e
possibilità a cui bisogna fare riferimento e una conoscenza che si
basa sull’esperienza diretta.
Adeguare la tecnologia alla propria sensibilità, in
una reinterpretazione della realtà che tenga conto della creatività
e dell’istinto. Il gioco sarà spostato sulla comunicazione e in
una società molteplice essa tenderà a raggiungere il
proprio target non più in una progressione lineare ma come in un
sistema caotico dove l’intuizione e la creatività risulteranno
sempre più importanti. Nuove idee, linguaggi, colori, suoni avanzano
da ogni parte del mondo e danno luogo ad una cross culture,
che assorbe ed esalta le differenze. Città come spazio in cui si
incontrano identità diverse. In questo senso l’arte, il suono, il
valore rituale della musica, che sfugge alla razionalità per la sua
ambiguità semantica, ci offre la possibilità di andare oltre. Di
valicare le nostre linee di confine per poi ricostruirle altrove
spinte dal desiderio e dalle necessità.
Le resistenze in atto appartengono a quanti abituati
ad analizzare ogni cosa con la logica, formati dal pensiero del
novecento, nell’illusione di poter determinare la trasformazione
del mondo, non riescono a capire i mutamenti in atto, appesantiti da
sovrastrutture rigide e pesanti, si trincerano in un banale
conformismo, ripiegati su se stessi in una difesa di privilegi
illusori, sprofondando sempre di più in un’impotenza critica.
Paradossalmente la vecchia cultura propone
sempre per prima nuove sperimentazioni ma è sempre l’ultima a
comprenderne il significato.
Una cultura statica pronta ad autocelebrarsi in
manifestazioni dall’unico aspetto folkloristico, una cultura
ancorata e ferma sulle proprie radici, incapace di spiccare un salto
evolutivo e di guardare alla propria storia come un trampolino
di lancio per andare più il là, incontro a nuovi linguaggi
espressivi.
E’ importante e necessario creare poli culturali capace di
dialogare in modo creativo tra di loro e con le realtà presenti
all'interno e all'esterno del territorio.
E’ necessario superare una politica culturale
legata solo alla logica degli eventi e delle megaproduzioni
televisive.
Un progetto culturale strutturato in modo da
lasciare tracce evidenti di un radicamento con il territorio, così
come è stato nel passato a maggior ragione oggi, dove l’industria
culturale è il settore in maggior crescita, è necessario adoperarsi
per fare in modo che la risorsa culturale riesca a focalizzare una
serie di azioni imprenditoriali e sociali, come l’artigianato
locale, una agricoltura finalmente biologica, il miglioramento e lo
sviluppo di un turismo eco-sostenibile, per la promozione, lo
sviluppo di un territorio e per il rilancio dell'occupazione. La
grave crisi economica, finanziaria e sociale che stiamo vivendo è
una crisi strutturale che impone nuovi modelli ed una sfida che solo
un individuo nuovo, con un elevato grado di consapevolezza, può
accettare con la certezza di vincerla.
In Calabria sono presenti compagnie teatrali note a
livello nazionale e musicisti apprezzati, associazioni culturali ed
energie che potrebbero lavorare per tutto l’anno a progetti,
laboratori e interventi di grande rilevanza sociale di cui ne
beneficerebbe l’intera collettività.
Un modello di vita sostenibile dove al centro, come
unico protagonista ci sia finalmente l'uomo e la valorizzazione di
tutte le risorse umane e non il mercato ed una economia virtuale, per
un’industria della condivisione delle esperienze,
basata sulle risorse sociali, naturali, culturali e artistiche, dove
non si producono solo beni ma soprattutto emozioni.
Questa è una sfida che ci viene dall'evoluzione antropologica a cui non si può non rispondere,
ritrovando un dialogo poetico dimenticato.