Senza alcuna retorica e astrazione
possibile, alla ricerca della qualità perduta, per ridiventare
ricchi con le piccole cose, lontani da logiche di mercato e di
opportunismo, gli archiaronauti, giù per il sentiero o
distesi sui prati, condividono un modo e sensazioni che sarebbero
altrimenti impossibili in luoghi dove ci si muove velocemente.
Dialogare con l'universo richiede la capacità di mettere da parte il proprio ego ed
abbandonarsi ad un flusso che non ha né inizio e né fine ma solo
contenuto e spessore, un flusso che si propaga e viene percepito con tutto il proprio essere. L'acustica di Tommaso. Le riflessioni sul suo naturale posto delle fragole. L'architettura e l'idea che
pazientemente porta avanti irradia e trasmette su frequenze generate
da onde di pressione del suo inevitabile atto d'amore.
L'arte non è un semplice
atteggiamento, prova ne è il progetto di Marialuisa nelle sue “
Cartoline da Archiaro” in un allestimento site specific. Il suo lavoro nell'uso del tratto e dei
segni dei suoi colori si sta evolvendo verso un mondo senza confini,
un campo aperto dove sperimentare e confrontarsi, lontano dagli
steccati e dalle frontiere emotive delle sue prime creazioni.
Ad Archiaro non c'è l'assillo
dell'evento, dell'esibizione, il fatto di esserci vuol dire che si è
già pronti. Non è semplice poiché bisogna denudarsi
delle proprie infrastrutture mentali e lasciarsi andare assecondando
la propria creatività ed il proprio spirito. Gianfranco Candeliere,
chitarra, electronic e laptop, ha tenuto un set alternando drones
e fields recording a textures dove la chitarra cercava
armonie possibili, tra Philip Jeck e Connie Veit con derive coiliane.
Un finale dove ha suonato in un unicum The change we need, Ester
e Alice. Domenico Canino, casio, loops e delays, ha avuto la
capacità e la bravura di accordarsi, alternando l'elettronica pura
dei corrieri clusteriani ad una sorta di minimalismo che ha
ricordato Terry Riley ed i suoi dervisci, rintocchi di note
basinskiane galleggiavano nella notte. I due hanno chiuso con una session ed è stata subito Kosmische musik.
Una quinta naturale avvolgeva i presenti, un cielo ancora
arrossato all'orizzonte dove il giorno tardava a cedere il posto
alla notte disegnava i contorni delle buie colline oltre Taverna e Albi. In lontananza, lungo i tornanti che si inerpicano,
come lucciole apparivano e
scomparivano torce di dei che li percorrono.
Alzando
gli occhi nella notte stellata del solstizio d'estate, il tempo
restava sospeso.