giovedì 23 ottobre 2014

an ghin gò


 
Simulacri come sagome dai contorni ben definiti e quindi illuminanti per coscienze pronte, come alieni caduti sulla terra, gettati into the darkness, a miracol mostrare in cerca di memorie di anime soverchiate e irretite. Corpi solitari, a prima vista sembrano smarriti dal loro venire uno a fianco dell'altro, si aggirano per le terre per riproporre il reale e ricomporre frantumi di specchi impolverati al suono di una filastrocca appena sussurrata, an ghin gò.......
In un tempo dove la riproduzione tecnica sembra ridisegnare le emozioni, dove gli interfaccia digitali garantiscono la nostra sopravvivenza e dove i confini tra intimità e solitudine segnano la fine dell'uomo come essere sociale, an ghin gò spiazzano e spezzano l'artificio della finzione, come in un teatro dei pupi senza burattinai, per vivere in prima persona la fiaba di una umanità tangibile che resiste dopo la grande mutazione.  
Esiste un qualcos'altro, come una zona intermedia dove la durata di " nè passato e nè futuro “ dipende dalla distanza. Secondo la concezione einsteiniana della relatività ristretta lo spazio ed il tempo per non svanire in un nulla fatto solo di nebbie si ricongiungono in un'unica realtà: lo spaziotempo. An ghin gò ci fa riflettere sullo stretto presente dell'attimo senza tempo parlando di noi in un salto all'indietro per reinventare un' umanità possibile. " Aver riportato nel km tutto quello che è oltre il km e non viceversa” commenta Tommaso Cosco, autore ed ideatore dell'opera.


mercoledì 8 ottobre 2014

Un precoce autunno


Artwork ML



Il vento a pennellate disegna memorie tra i vicoli. Sembrano onde di oceano che si rincorrono danzanti sui tetti. Nuvole scure stazionano da qualche giorno lungo i contrafforti della Sila, se ne stanno là, indecise sul momento in cui scaricare il loro pesante bagaglio liquido. Le stradine di campagna che portano in collina sono lastricate di foglie tendenti al marroncino e al giallino, si prevede un grande foliage.

A prima vista il modo è sempre poco chiaro e confuso ma a guardare bene è un tentativo tenue di non aderire a quelle che sono le convenzioni sociali ed i comportamenti comuni di una morale che puzza di finzione. E' un modo per accennare ad una diversità di fare che si nasconde ed abbozza, scrolla le spalle e accenna una piega della bocca in un proprio discorso muto.

Tentando di confondersi in un orgoglioso anonimato si staglia solitario facendo capannello da solo. Un indice accusatore si erge e lo punta.

Desidera donne di altri tempi ed epoche.
Recita ormai sempre lo stesso copione con tutti, ritagliandosi lo stesso ruolo e immaginando una felicità ancora da venire, sogna una fine eroica per andare finalmente oltre il suo modo e mettere fine a quella pena sgretolata come pelle secca che lascia ogni giorno sempre di più sulle assi del proprio palcoscenico.

Le nuvole stanche di aspettare si danno il cambio disegnando in cielo scene prive di quinte.
Sopravvivono al banale e al superficiale attraverso la distanza che mettono con gli umani.

Artwork ML