venerdì 23 dicembre 2011

domestic tapes Vol. II




Finalmente Leastupperbound ha dato alle stampe per i tipi di Laverna.net il suo primo lavoro, concepito, progettato e suonato tutto da solo. Riparte dal II vol,  poichè il I vol. gli è servito come base per la sua pratica domestica, dopo averlo masticato, inghiottito, mischiato nelle viscere con fluidi umorali e liquidi corporei, depurato fino a sputarlo fuori ormai mondo e puro da ogni peccato.
Il pianoforte ora marziale ora minimal si insinua e fa capolino tra nebulose di drones e risonanze, i cui rintocchi preannunciano un romanticismo mai sopito che sa tanto di Sturm und drang dove si capisce che il luogo utopico lo si può individuare solo nella psiche dell'artista, forza trainante e dominante. Leastupperbound comincia là dove Basinski si ferma, se Basinski tende ad una decadente autoindulgenza intrisa di malinconia in cui perdersi tra assenzio e fumi, Saverio Rosi scava in profondità, mantenendo costante una tensione espressiva ed emotiva. I suoi loops non si disintegrano, nè si sgretolano nella reiteratività ma sembrano trarre forza energizzante proprio da questa ripetizione che genera stimoli per continuare. I brani si srotolano in un concept ben delineato, come una lunga suite, anche i due Sentimental Machines che lo accompagnano per un tratto di strada si mantengono discreti e a debita distanza, se pur presenti nei suoi nastri domestici. Saverio ha abbandonato la sua poltrona in similpelle marrone, ha appena aperto le tende della sua stanza e alla luce che vi filtra dentro si muove nello spazio alla ricerca di risposte al suo vagare.
In questo lavoro Leastupperbound scruta il buio che aveva assaporato in The Silent Bride e si mostra con pudore, i contorni sono ancora confusi dal pulviscolo che si intravede in controluce ma lo specchio è quasi nitido.
In domestic tapes Vol.II,  i suoni sembrano fluidi e lasciano intravedere increspature appena sotto la superficie, l'esperienza sensoriale è dilatata come un grido di Munch esorcizzato nella pratica del quotidiano e dallo scorrere del tempo, le note di piano ripartiscono in momenti più o meno intensi le sequenze domestiche. Si percepisce appena un malessere non dichiarato, fatto questa volta sì, di una solitudine ricercata e voluta dove nel silenzio che l'accompagna Leastupperbound cerca il modo dove rappresentarsi e manifestare la propria essenza.
Leastupperbound suona!


http://www.laverna.net/releases/Lav49.html

giovedì 15 dicembre 2011

Il passo del ritorno

Foto di ML


C’è un passo nella notte
Di quando camminavo solo
La porta era già aperta
Ed io tornavo a casa

C’è un passo nella notte
E tu aspettavi dentro,
Con quella porta aperta,
Che io tornassi a casa

C’è un passo nella notte
Tu dimmi che lo senti
Lì dietro quelle mura
Già pronta ad aspettarmi

Che, sai,  ci sono cose
nei passi della notte
nei passi dei ritorni
E nelle porte aperte

C’è un passo nella notte
Il passo di chi torna
Il passo di chi giace
O ama senza pace

C’è un passo di cemento
Il passo del ricordo
Il passo di chi scappa
E sfugge al suo giaciglio

C’è un passo di memoria
Sia breve o lunga
A chi importa
Il passo di quel luogo
In cui bruciava un rogo

C’è il passo del ritorno
Il passo di saturno
Il passo di mia madre
Che ferma sulle scale
Riflette sull’amore
Perduto sulla strada
Riflette sulla vita
Che mai del tutto aggrada

E’ il passo di mia madre
Il passo del ritorno
E’ il passo di quel giorno
Dove ho gridato amore
Dove ho perduto onore
E non c’è più il Signore

Alessandra Mr D'Agostino


Cerchiamo volti che leggano una frase, solo una, quella che sembra più significativa, chiediamo di registrarla con fotocamera, telefonino o altro e di inviare il file video a  acandeliere@yahoo.it

I files ricevuti saranno montati tutti su un video.



martedì 6 dicembre 2011

Quant'acqua

   La sconosciuta ( Fedele Tocci )


Quant’acqua! Un diluvio. Universale. E’ umido dappertutto. Sono arrugginito, irrigidito come un fil di ferro.
Brividi dentro. Tento con il te verde. Ma oggi è così, non c’è nulla, né libri, né dischi, né amore. Stanze vuote e finalmente silenzio. Piove e continua a piovere, solo un accenno di nebbia.
Solo un desiderio. Inconfessabile. E come tale rimarrà, desiderio e inconfessabile.

Prima dell’una mi trovavo in una piccola libreria sotto i portici, perdevo un po’ di tempo guardando distrattamente i nuovi arrivi quando è entrata una donna con cui ho scambiato uno sguardo veloce, inatteso e inaspettato, l’ho seguita con la coda dell’occhio facendo finta di leggiucchiare, passavo da un libro ad un altro senza però perderla di vista, dopo aver acquistato un libro, è uscita dicendomi ciao.

Eri tu?

Solo un bacio, per favore.

Quant’acqua! Un diluvio.